La poesia di Biagio Cepollaro
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arriva,
torna
non
arriva solo il
male torna
anche e
così gli anni snocciolati in
apparente buona fede si
ritrascrivono ora
per
quello che furono: non
il giusto che fece resistenza -uno
contro tutti- giustificando
violenza ed
esclusione con purezza di
motivo....
( è soprattutto al bar che
le vite si raccontano tradendosi
e
c’è un bar continuo
nella
mente fino
a che in breve attimo
di luce ci
chiediamo costernati:
ma come ho
fatto e
in quel come non
c’è tanto ignoranza di
circostanze -che possiamo con
agenda ricostruire-
quanto lo stupore di
veder le cose con
altri occhi)
eppure torna la freschezza
su
questa parte del
pianeta
e luce pulita nelle
prime ore di
maggio
il cuore è leggero, si dice, il cuore è
pesante: ma come facemmo
a
non veder bruciare le
case nel
riflesso delle vetrine e
cielo aperto
nel
catrame da
poco pressato (come
dire che intatta resta
possibilità di
cambiare che
confuso fervore
giovanile può
ancora diventare disciplina
diversa del
dolore puntuale purificazione)
se c’è un senso nel
dolore è forse quest’errare di
un’intera specie che
fu troppo e
troppo poco (come
al bar chi ti parla potrebbe
e
invece no è
sempre passo
in
qua dalla
sua possibile pienezza)
o quando si fece del sogno dell’arte
occasione di
ferocia:
fu
piccolo narciso
a decidere sorte di
altri come
se in gioco fosse
gioco di
parole e
non mano tesa e
impacciata contorto
raccontarsela su
comuni miserie ma
in alibi e guerra di
forme così
ci perdemmo nel come e
dimenticammo l’inizio
( e non c’entrava l’arte che
è larga e
tollerante e
non c’entrava il mondo all’uno
e all’altra indifferente) * e
si può anche sorridere per
queste concrete corrispondenze come
quando incontrando un
amico all’altro
capo della
città ci
diciamo quanto è piccolo il
mondo ed
è solo che maglia è
più stretta è
solo che ora la cosa ci
va stretta
l’umano o è tutto intero
o non è e
il male che ritorna è
l’offesa che
viene da lontano bisognerà
azzerare il
conto immaginando
provocato dolore attuale
e nostro
(ciò che oggi arriva
oggi soltanto ritorna) * la
storia ha
qualcosa di questo ciarlare:
d’altra parte
dire in due parole ciò
che non furono solo
parole è
impresa disperata o
semplice bugia e
dietro la mazzata che
sembra improvvisa aveva
tramato per maglie strette
o larghe intero
mare
di cause e
noi che credevamo
aver
chiuso i
conti ci
ritroviamo con altro modo
di calcolare perché
ciò che ci pare tanto
tempo fa
era
ieri e
ciò che ci pare domani è
solo oggi travestimento
di
antico desiderio
ma
noi volemmo diventare qualcosa
(lo scriveva pino
via e-mail) e siamo per lungo tempo
diventati cose (ché
ci sono cose semplici che
non capimmo e
inutili cose difficili
di
cui fummo esperti tra
boria e vanità) * (oggi
ci arriva lettera di
nostra bimba adottiva dall’India ha
disegnato stentata se
stessa al banco che
studia come
per dire che risponde con
impegno all’amore) e
tra i milioni è
una sola
2001
resto così contenta,
così angelica, che amo rettili e rospi ed anche i diavoli;
Angelina da Foligno e
sarà come sentire spegnersi improvviso il
motore il fragore
dei
progetti e
delle direzioni farsi
brusìo e
sussulto poi
niente almeno
così getta lì giulia donando
con esempio pezzo
iniziale di
cammino perché
anche inadeguati nella
vergogna di
non essere avanzati c’è
ancora tutta l’ansia di
chi non molla e
con lamentazione questa
volta ancora ci
si piazza al centro della
scena (anche
se dice non
crede più alla storia non
fa che raccontarla e
raccontarsela)
ero secca
diceva angelina da foligno nella
lingua tutta sua
tradotta
dal frate in
latino ero
secca,
diceva angelina e
quando finalmente l’onda si abbatteva su
di lei non era suo l’amore
e
quando rifluiva il
male cessava di pungere che
neanche il male era più suo ma
come fare? bisognerà attendere e
dimenticare bisognerà
essere foglio che
da sé combacia e
nel giorno respiro
impensato (angelina
desiderava solo andare incontro al
suo sposo eppure
quel desiderio spingeva senza
spingere ché
angelina aveva mollato era
voce di corrente) (non
era più secca)
è strano come questa incommensurabilità
ritorni
in epistemologia quando feyerabend prende spunto
da kuhn per portare all’estreme conseguenze
ciò che molti di
noi da sempre hanno intuito con
parole semplici:
che
non servono i
raffronti che non passa
per
riduzione all’uno l’irriducibile che
la storia moltiplica
ma come fare a mollare?
diceva:
all’inizio
non avrai più
voglia di far niente e
le mille faccende andate negli
anni in automatico saranno
la tua secchezza (e
dicendo fa gesto di
lato come chi agisce senza
agire come
chi risponde senza
chiedere)
2001 |