La poesia di Biagio Cepollaro

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Flati-fiati

                   

 

                                                                  (come una fiaba)

l’infero come una qualità

o un microbo genera può

in ogni luogo

chi scende non scende vi

si trova:

accade accadendo in sua

maglia

così è lo spazio (i passi

figurati dall’altra stanza

e fuori l’ebetudine bianca

del mare)

 

 

Orfeo si lava mento di nero

punta si passa la lama

quando tre raggi fioccanti

fanno il centro disvìano

gli occhi: non guarda guardare

lui che di gambe leggero

tremore non sa né ascia

non sa raggiri: appena fischia


Orfeo è ciò che bene-ri-dice

non può cade il fiocco e si spande

dislavera diffonde s’ignota

come l’intralcio dei parchi

le poche foglie tra i passi

                                         e tra i moti

 

(se canta non Sesamo smuove

non i congegni: solo smuove

smorendo parti di vento

                                       flati-fiati)

e all’abbraccio maschio e femmina

se incontra divisi la serpe sparisce

per monti: per incontrare uomini

 

 

strade di tante abboscate affitte

l’aria traligna soppùra occlude

chi-va-avanti è vuoto e corpo

chi torna è pieno e non accade

ma il vuoto presiede il meccanismo

(dal basso e dall’alto: accade)

 

la telecamera nascosta fa visibile

il senso ingoiato e rimosso

circola nel sangue e volge cancro

lui tocca il fegato e il cuore

tocca il suo sesso fasciato

                                           di nomi

 

lui sa che il tempo è l’odore

non figura né carambola di sfera

odore tracciato che fuma

e porta l’opera in più

dei fatti: vento che spira nel ferro

e il mobile piega la canna

 

la serpe insiste ad ogni varco/minuto

interrompe strama terrìbila il piano

non c’è ci sono più modi per segnare

il tiro fin quando poco visibile

ma accaduto: parla radiando è aria

 

 

per questo è segreto: mima col canto

il segnale che acceso non s’accende

il rintocco caduto e non accade

(come l’intralcio dei parchi

le poche foglie tra i passi

                                           e tra i moti)  

 

 

 

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                                           Lago d’assedio

e te reparlo senza faccia senza mani perso nel debito

de criatura nmezzo a na storia de proemura e de coelo

 

da gettare oltre ste mura de vita normale normalmente

nchiodata al movimento d’andare stracco straccamente

 

tornare quando è silenzio nmezzo al verde ritornare

manco er fiotto dell’addentato e la corsa e la scia

 

de sangre fumosa ca l’altri richiama manco er morso

giusto alla gola quanno er vento se ferma ed è grigio

 

fuori grigio tra fermata e fermata nmezzo al verde

oltre ste mura quanno più forte er fiotto ritornare

 

mò ca te reparlo nmezzo a ste carte tronche e m’è difficile

votare er sacco d’insipienza er sacco der veleno resucchiato

 

quanno er coelo pensato s’è ridotto a formiche sul lago e

rentanato nelle cure me scordo tra li panni agli anni vòto

 

mò ca c’hanno circundati straripati dall’auricolo

dinanzi c’hanno orlati l’oci replenati de fantasmi

 

mò ca scire per vie t’ammicca lo muro storto

mentre t’espia de spalle te spia le stringhe ruvellato

 

e ncocci l’omini disiato de saver d’altrui penseri

dentro la coccia dentro er sacco de ciascuno resucchiato

 

e non te movi se nun te segue telecamera na lama

mpreveduta e lumata da na borsa per farne fora dieci

 

de passanti politanti tralignati en nostra face

traligna de mostri la domenica quanno er mondo è ai laghi

 

ma er fondo dei laghi nun l’è melma ma memoria rensavita

andarce co la bocca stupidita ad indiziar de e de pesci

 

a far resalita de core là dove la luce s’affloscia ner verde

bottiglia como la rana al balzo saver de sole dicendo melma

 

stenta lo vedi er chiaro dell’avvisaglia la giusta posta

di sortita fora n’impazzata de gente n’accodata

 

clacsobonda e più d’encroci e più minutaglia e dettaglia

de fuoco poi spariti da ieri a oggi tutto entro l’embuto

 

dallo stretto se reversa entro il lago se mescola

alla plastica al plafond al fondo buco della coperta

 

alla scoperta ca te parlo senza mani e senza faccia  

 

 

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