La poesia di Biagio Cepollaro

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Capitolo quattordicesimo

 

E poi i Resistenti arrivano alla fine montando su dei cavalli senza sella, montando in piedi, in piedi tenendo le briglie. E i cavalli sull’autostrada salteranno le carcasse di automobili, salteranno a gara i cadaveri ed entreranno in città. Cavalli dagli occhi miti ma dai muscoli poderosi e cavalieri con lunghe spade sguainate…

 

Su quei cavalli monteranno Monno, Nanna, Sandri, i ragazzi del Centro riusciti a sfuggire…Centinaia di cavalli galoppanti per le strade, con gli zoccoli sull’asfalto, impennati e minacciosi davanti alle saracinesche chiuse dei negozi… Centinaia di cavalli e di cavalieri circonderanno tutti gli uffici, costringeranno tutti i Nocetti e tutti i Tirabuoni a scendere, ad offrire la loro resa incondizionata…

 

I satelliti avranno visto i cavalli arrivare…Da lontano, da prati rinnovati da poco, da nuove colture fino ad allora segrete, da ogni parte cresciuti, allevati con cura i cavalli, tenuti nascosti e al riparo, addestrati alla notte, al caldo, al gelo, addestrati al combattimento e al gioco… E giocano, infatti, inerpicandosi sulle scale dei grandi magazzini, giocano toccandosi con le grandi teste, rotolandosi sull’erba. Cavalli flessuosi e inflessibili, spietati e indolenti sdraiati sui marciapiedi, appoggiati ai semafori…

 

Da lontano, da ogni punto della terra, i cavalli erano stati spinti dai Resistenti a varcare le montagne, a guadare i fiumi ed ora eccoli lì, a centinaia per le strade del centro…

Cavalli addestrati ad avvertire la Notte dei Botti in anticipo. E cavalieri addestrati a riconoscere i segni. Dalle stalle era cresciuto nei giorni il nervosismo che aveva raggiunto i prati, dentro gli steccati, di fermento in fermento. E chi scalpitava e chi mordeva il freno, alcuni non volevano saperne di biada. I cavalieri sulle prime pensavano ad un’epidemia ma poi da tutti i recinti, da ogni punto della terra, le notizie si assomigliavano: era l’avvertimento, era il nervosismo presago…I satelliti avevano annusato l’odore dei cavalli…

 

E ora i cavalli sono agli ingressi dei grandi magazzini. Si arrampicano sulle scale mobili, s’impennano davanti ai commessi, fanno strage di vestiti e di cosmetici, rovesciano scansìe piene di piatti, col muso spingono i carrelli. Dai grandi magazzini i cavalli che escono sono imbrattati da detersivi, profumano, irriconoscibili. Al galoppo, sempre al galoppo entrano nelle banche, salgono sui banconi dove gli impiegati hanno già riposto il bottino…

 

Monno, in piedi su di un cavallo rosso-bruno, entra nel bar e trova l’Avvocato. E’ in piedi anche lui, ma sul tavolo…’Eccone uno’, dice rivolto a Monno, ‘non mi fai paura, non ci fate paura !’, dice:’siete in tanti ma non abbastanza perché non siete bene armati! Non bastano mica centinaia di cavalli per occupare una città! Al più potete occupare un circo! Buffoni! Buffoni!’. Si sbraccia mentre il cavallo di Monno drizza le orecchie e gira la testa dall’altra parte dove si è nascosto il Concessionario. Davanti al bar sfilano al galoppo i Resistenti, molti vengono sollevati di peso, lasciano in terra le borse e montano sui cavalli…

 

Monno impugna bene la spada e senza dire una parola e senza scendere dal cavallo, piegandosi molto e sporgendosi, allunga il braccio armato e, con un colpo secco, taglia di netto la testa all’Avvocato. Il capo mozzato rotola dal tavolo fino ai piedi del Concessionario che si ritrae ancor più, tutto raggomitolato in se stesso. Monno rientra nel branco dei cavalli che percorre, sempre al galoppo, il viale alberato. Si dirige verso una pasticceria, scende e con gran piacere nota che non c’è nessuno. Il suo cavallo si sdraia mentre lui s’ingozza di tutte i bigné che trova. Gli cresce a vista la pancia ma lui continua a mangiare. La pancia ormai è grande come un’anguria e prende la forma della testa dell’Avvocato e gli parla: ‘Ah, è per questo, è per questo che fate tutto ‘sto casino! E’ per strafogarvi che fate tutto questo casino!’ Monno si guarda la pancia e non dice niente, continua a masticare…

 

Alcuni cavalli scendono le scale del metrò e sfrecciano al galoppo lungo le banchine. I passeggeri in attesa si schiacciano lungo i muri per non essere scaraventati sui binari. Erano scesi giù nei sotterranei sperando di evitare il branco al galoppo e ora se li ritrovano lì. Alcuni lasciano andare borse e giornali e provano a montare. Qualcuno ci riesce aggrappandosi alla criniera. Qualcuno riesce proprio a montare e sparisce in un baleno nella galleria. Quelli che restano, paralizzati dalla paura, dicono che di quei passeggeri lì non bisognava fidarsi neanche prima, che non bisognava scambiare neanche le due chiacchiere dell’attesa. A che pro? Tanto c’è la musica in ogni stazione e uno non se ne accorge neanche di aspettare il metrò. Il Sarto è uno di quelli che maledice i passeggeri che si sono aggrappati ai cavalli. Quelli, dice, non sanno distinguere neanche i loro interessi. Non sono capaci, non capiscono proprio niente. Di quelli, dice, non bisogna mai fidarsi: uno ci parla, dice del più e del meno ma poi i risultati sono questi: si mettono contro appena cambia il vento. Il vento è tanto sulla banchina. Anche ad aggrapparsi ai seggiolini, anche a fare catene umane, tenendosi per le braccia, lo sfrecciare di tanti cavalli al galoppo ha scaraventato più di uno sui binari. E a quel punto sei perduto perché i cavalli ti passano sopra.

 

Monno si guarda la pancia che è tornata normale, è scomparsa la testa dell’Avvocato. Si allontana dal branco, prende una via laterale, trova la casa della signora Lamberti. Il cavallo sale le scale, col muso bussa alla porta nitrendo. La Lamberti dallo spioncino della porta vede i grossi denti bianchi del cavallo e grida che non apre…La Lamberti si è barricata in casa da quando sono apparsi i primi cavalli in città. Sulle prime ha creduto ad una parata in onore della Notte dei Botti, un festeggiamento come gli altri. Ma poi arriva trafelato suo cognato che vuole cambiarsi, che non può mica stare per tutto il tempo con l’accappatoio e dice che in città scorrazzano centinaia di cavalli e che bisogna chiudersi in casa. Sospesi tutti i festeggiamenti finchè la situazione non sarebbe tornata normale. E così, insieme avevano spostato i mobili e li avevano trascinati dietro la porta e dietro le finestre.

 

Il nitrito del cavallo di Monno risuona per tutto il palazzo, i condomini gelano dal terrore, mentre altri cavalli si staccano dal branco e rispondono al nitrito. Dieci cavalli ora fanno ressa sul pianerottolo e col muso lungo ora spingono contro la porta. La porta cede, la porta ora rovina sotto i calci poderosi. I cavalli entrano marciando all’indietro e scalciando. Una volta dentro sbuffano, s’impennano ma se ne stanno tutti da un lato, lasciando cadere grosse polpette di escrementi sul tappeto della Lamberti…La camera da pranzo puzza anche perché i mobili dietro la finestra non fanno passare aria…

E allora? dice Monno accarezzando la criniera del suo cavallo. E allora? dov’è che ci sono le infiltrazioni? Eh, dove sono queste infiltrazioni? Il cognato della Lamberti si rinserra nel suo accappatoio e si fa avanti. Dice che le infiltrazioni sono sul soffitto. Monno alza la testa ma non ci sono infiltrazioni…c’è solo merda di cavallo. Sul soffitto c’è solo merda di cavallo. Prende la spade e con la punta raccoglie un po’ delle polpette dal pavimento e le scaraventa in alto, contro il soffitto. Ecco, c’è solo merda sul soffitto, non ci sono infiltrazioni. Le polpette restano appiccicate solo per metà, ma poi si sfilacciano e centellinando ricadono sul tappeto. Uno di questi sfilacciamenti va a finire nel cappuccio dell’accappatoio del cognato della Lamberti. Ora è nudo che scappa di là che vuole lavarsi e vestirsi ma due cavalli, di traverso, gli sbarrano la strada…

 

I satelliti hanno annusato l’odore dei cavalli…I satelliti hanno fotografato tutto…Il Concessionario resta lì con la testa dell’Avvocato finchè non arriva il Barman, fin lì nascosto nel retrobottega. I cavalli sfrecciano al di là delle vetrine. Il Barman raccoglie la testa con due tovaglioli e la mette nel grande frigo dei gelati. Dice che è per la moglie del povero Avvocato…Ma poi tira su il Concessionario, gli offre da bere. Non ci riusciranno, dice, non ci riusciranno mai! Dice che anche tutte le mandrie di cavalli della terra non riusciranno mai, che ormai sono tutti dei perdenti, sono residui di una battaglia persa tanto tempo fa, che bisogna avere solo un po’ di pazienza ma poi tutte le cose ritorneranno a posto…Allora il Concessionario prova a parlare, con il bicchiere che gli trema in mano, prova a parlare e dice che quando tutto ritornerà a posto anche la testa dell’Avvocato tornerà al suo posto.

Il Barman è soddisfatto: è così, la testa ora è nel frigo dei gelati per tenersi bene, per tenersi finchè non arriva la moglie.

 

Poi sarà la moglie a decidere…Guarda malizioso negli occhi del Concessionario: non si sa mai…Può darsi che la moglie decida che va bene così, che non c’è bisogno che tutto, proprio tutto, ritorni al suo posto…Sai, dice, certe cose noi non possiamo saperle…che ne sai…magari la moglie non aspettava altro…i cavalli, chissà, i cavalli hanno fatto al caso suo…

Il Concessionario abbozza un sorriso, ha capito, non c’è che dire: il Barman è proprio uno in gamba. D’altra parte non era stato lui, proprio lui, a organizzare il regalo per il Sarto? E’ proprio in gamba, si.

 

I satelliti hanno annusato l’odore dei cavalli…Monno sale al piano superiore, dove si trova l’appartamento di Luisa. La porta è aperta: c’è Luisa che accarezza la criniera di un puledro. E dunque, dice, la smette la Lamberti con la storia delle infiltrazioni? Luisa è tranquilla e va a preparare il caffè. Dalle finestre in basso si vedono i cavalli sfrecciare, gente aggrappata alle code, gente che tenta di montare. E si vedono anche corpi calpestati e rovinati dalla furia degli zoccoli.

Monno si tocca la pancia e il brutto ricordo della testa dell’Avvocato. Dobbiamo farcela, taglia corto. Monno: dobbiamo farcela con quello che abbiamo…Voglio solo dirti che Scriba è vivo e che sta raggiungendo la cima dell’autostrada dove troverà forse i Resistenti…Di sicuro cercherà di mettersi in contatto con noi…Hai chiamato il Sandri? Si, gli risponde subito Luisa, ma vuole dire che non ci spera tanto nel Sandri. Ad ogni modo, Luisa aggiunge, ad ogni modo sono abbastanza calma…Ma dimmi, Monno, dove li avete trovati tanti cavalli? Monno appoggia la tazzina sul tavolo e si alza per andare: non ho tempo per spiegarti… Dice che deve tornare per strada, che bisogna beccare il Presidente dell’Associazione…Che devono scovarlo in qualche ufficio, o in qualche bar…Pare che l’associazione stia per diramare un documento di adesione alla Notte dei Botti.. Questo complicherebbe di molto le cose…Se tutti i trasportatori si sentissero obbligati ad aderire alla Notte dei Botti davvero non basterebbero tutti i cavalli della terra: i trasportatori sono in bilico tra loro e noi…Se non riusciamo a trattenerli, a convincerli a stare dalla nostra parte, crederanno alle balle della Notte dei Botti. Ecco perché bisogna beccare presto il Presidente dell’Associazione! Ad ogni modo, Luisa, arriverà qui il Singa. Insieme andrete alla libreria del Sandri che è l’unico posto sicuro in questo momento…

E in quella il Singa fa capolino dalla porta aperta, è in groppa ad un cavallo. Fa anche il buffone, si tiene con una gamba sola, si regge sulle mani, dice che Luisa può stare tranquilla con lui che i cavalli li conosce bene…

 

 

 

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PARTE TERZA

 

Capitolo quindicesimo

 

Quello che Scriba sente adesso è puzza di bruciato. E’ quasi del tutto sveglio. La bici appoggiata alla scarpata, gocce di rugiada, profondo sonno per qualche ora. Quella che si sente adesso è puzza di bruciato e un dolore alle ossa che non provo neanche a muovermi.

Giù dalla scarpata, verso un paese…

Niente elicotteri, nessuno.

Quello che c’è : orbite senza occhi, crateri fumanti, quello che resta, ossa e capelli, scarpe, borse fumanti nei crateri, lembi di vesti, occhiali, lattine nei crateri, lattine crepate, bottiglie, vetri, lembi di vesti fumanti…

Uno sparo. Eco di uno sparo. Bum! eco di un Bum!…Bum!…Bum!…

Bum! attraverso l’asfalto, da scaglia a scaglia, da perla a perla, trafiggendo le croste, bucando le bucce, slittando sul dorso ondulato e coriaceo, nero e bianco catramato…

Bum!

Per la curva deformata del guardrail, rotola il sibilo, di sponda in sponda. Uno sparo che bucando la notte mette in allarme i casellanti, si allarga rovinoso tra i casolari…Pattuglie della Volante che prendono il volo, bum!

E dove c’era la parlata fluente del conduttore e il loquace silenzio della valletta, lo sparo pietrifica la lingua. E dove c’era l’annuncio dei fortunati vincitori della lotteria, l’eco del sibilo cancella le matrici dei biglietti, sconvolge gli abbinamenti, fa schizzare lontano i numeri spaiati.

Mattina con in bocca il sapore dei numeri spaiati e della polvere da sparo.

E si fanno gargarismi e si usa il gel per le gengive e si sputa, si sputa ripetutamente e si fanno gorghi di saliva con la polvere da sparo. Luce e polvere, luce polverosa che si scioglie nell’aria e nell’eco il bum! di uno sparo. Ci si alza, ci si lava, ma la polvere è sulle finestre, sui davanzali, tra i gerani. La polvere è sui cardini e fa gracchiare le porte. Si entra e si esce dal bagno seguiti da cigolii orribili…La polvere non va via. Ogni spazzolino è ricoperto da una spessa patina di polvere che non si scioglie. E dai casolari, ai lati dell’autostrada, i condomini si sbracciano e urlano. A torso nudo sui balconi, con le asciugamano sulle spalle, urlano e sbracciano. E chi non si sbraccia alle finestre, insiste coi cardini delle porte, graffia con la carta vetrata, bagna di olio tutto lo stipite, raspa. Porte fuori dai cardini e polvere da sparo. E c’è chi dice che tutte le case possono esplodere, che salta una porta le altre a ruota e la casa intera: Bum! Piccoli scoppi infiniti sotto tutte le porte fanno un rombo continuo e sordo come di tuono lontano. Dall’autostrada quel rombo. Sordo, continuo, ostinato, insaziabile.

Dalla chiesa del paese il rombo è più forte, il grande portone, il vecchio portone: ci sono i topi di sotto che lo fanno ballare, ci sono i peccati che lo fanno ballare. Il parroco annuncia una processione: che vengano dai casolari, ci troveremo tutti davanti al portone che balla.

La polvere negli strumenti di precisione.

La polvere nelle bussole e le navi riprendono il largo o, al contrario, sono di nuovo visibili dai porti. L’imbarazzo dei saluti appena consumati e già tutti da rinnovare…Gli aerei salgono o scendono di quota, si schivano a vista, atterrano con la fortuna e il suo favore…I telefoni cellulari emettono suoni senza comporre il numero, tutti gli apparecchi improvvisamente clonati e rapiti dall’universale pirateria dell’aria…

Luce polverosa che si scioglie nell’aria del mattino.

La lucidità. Cos’è accaduto in queste ore? Il sonno è un conforto per l’ansia ma è sottrazione, un andar lontano senza muoversi. Cos’è accaduto in queste ore? Il Bum!, la Notte dei Botti, l’autostrada, gli Accertamenti, gli elicotteri, il tipo dell’autogrill, la puzza di piscio, il gran caldo, i giornali, la puzza su ogni cosa, la ressa…

La lucidità è sentire, annusare, toccare…

Svegliato dalla polvere? I Resistenti. In cima all’autostrada, i Resistenti…

Scriba si stropiccia, si stiracchia, sprizza dalle mani l’umidità della notte, si raggomitola ancora, poi si stende, si alza in piedi e con fatica monta sulla bici. E pedala, pedala, pedala… Scivola giù lontano dalla scarpata. Verso il primo paese, poi riprenderà il suo viaggio, in cima all’autostrada …Prima deve comunicare con la città. I dormienti sanno almeno quanto i desti ma non lo dicono, non sanno dirlo…Deve assolutamente comunicare con Luisa, con i ragazzi, con Singa, comunicare col Sandri, la bicicletta già tutta rovinata…E infine i Resistenti…Cosa sanno, come agiranno? Le cose nascono già viste. Una volta nate vengono ripetute fino all’insensatezza. Le cose nascono già viste. E senza paternità. Sono lì e urlano. E’ più luce o più polvere che si scioglie nel mattino? Pedalare sui sassi, il culo che fa male, i polpacci contratti, la schiena a pezzi. Ma almeno Scriba vede già le prime case e la strada con tanto di asfalto. E sull’asfalto i ragazzini che vanno a scuola, le cartelle colorate, bici e moto ferme ai semafori, auto in doppia fila.

La foschia che si dirada, i fari, le bocche che sanno di dentifricio, le borse, le mamme di corsa, i tabaccai, i bar, la pressione che monta nelle macchine del caffè. Paesi che fanno cose come città. Chissà la Notte dei Botti qui. Ogni luogo avrà avuto la sua.

Scriba si avvicina all’edicola, chiede al tipo invisibile dietro ai giornali se avverte anche lui la puzza di polvere da sparo. Il tipo non tira fuori la testa e risponde seccato che qui ci puzza sempre…può darsi che la puzza sia di polvere da sparo…può darsi…La moglie del tipo tira la testa fuori, solo la testa incollata sulla barriera dei settimanali, la bocca si apre per comporre parole e dice che qui ci puzza sempre… che mica la distingui la puzza…è merda, è gas, è gasolio, uova marce, chissà…forse anche polvere da sparo…

Scriba entra in un bar. Siede ad un tavolo e scrive. Chiede al barista degli elicotteri. Questo qui gli risponde: Si, un po’ di casino si è sentito. Ma era sull’autostrada. Un inseguimento, una sparatoria, oppure un incidente, un ferito da portar via. Con i clienti al tavolo, e il biliardo…un po’ di casino, si, si è sentito, ma chissà…

Scrive. Poi chiede di un posto per spedire un fax.

I Resistenti. Quanto cammino; quanta strada per le circonvoluzioni dei cervelli, per i pantani dei neuroni, le sinapsi spezzate, i riflessi condizionati, le inerzie, e la paura che cresce dentro, la paura che domani non più…

Una sparatoria, oppure un incidente. La lucidità è nel naso. Qui nel bar c’è odore di sonno anche se tutti sono già ai loro posti, avvio difficile, trascinamenti, ci si alza come per tuffarsi, l’attimo di silenzio, niente ragioni, niente scopi. Ci si alza e basta. Membra addossate le une alle altre, nei letti, i grovigli di stanchezza, il sudore, come all’autogrill, il puzzo…Il puzzo…La lucidità ha di fronte il male, lo ha nelle radici, lo inspira.

Scriba scrive e cerca il fax voltando l’angolo.

Il sole ora è lì. Neanche tutta la monnezza orbitante, ancora una volta. Neanche il puzzo di piscio, di gomma bruciata. Neanche il puzzo di polvere da sparo…E’ lì. E sotto di lui, sotto, tutto il resto, Singa, Monno, Nanna, Pippo, Sandri…Luisa…I Resistenti…I Resistenti? In cima all’autostrada.

Durante la notte, riparati in qualche buca, ai piedi delle scarpate, in qualche casolare, o nascosti in qualche appartamento di città, sotto falso nome, come un tempo…E sopra di loro gli elicotteri, i fari…Alcuni saranno morti e i corpi saranno ancora riversi sull’autostrada. Tra carcasse di auto e buche nell’asfalto. I Resistenti in cima all’autostrada ed io qui. Il Sandri, lui si, potrà far sapere. Farà sapere e capirà. Anche Luisa capirà. E poi chissà…I Resistenti staranno già venendo giù, saranno già ripartiti dopo aver seppellito i loro morti sul ciglio dell’autostrada…Saranno in tanti, ci saranno anche quelli dei casolari, quelli dei paesi…S’ingrosseranno scendendo, a valanga, saranno in tanti, in tanti…

 

Scriba sa che non bastano cavalli e cavalieri. E sa anche che il segno più sicuro del passaggio della Notte dei Botti è la normalità del paesaggio…Scriba cerca il posto da dove spedire i fax, frasi su frasi per assediare la Notte dei Botti…Non mappe né indicazioni strategiche per Sandri, per Singa, per i ragazzi del Centro…Ma solo un assedio di parole, forse una luce…

Spedisce i fax al numero della libreria del Sandri, se è ancora in piedi…La gente nel bar dove ha chiesto informazioni era tranquilla…Nessun riferimento alla Notte dei Botti, agli elicotteri…Avranno pure sentito il fracasso degli elicotteri! Niente: caffè, cappuccino, brioches, il biglietto della lotteria…Niente….Spedisce i fax. Frasi su frasi, un racconto sulla Notte dei Botti, quello che ha raccolto dai sogni, la signora Lamberti e il cognato, il sogno di Tirabuoni, il taglio della linea dell’orizzonte, la festa per strada al tempo del Grande Scroscio...Frasi su frasi, un racconto sulla Notte dei Botti...Un racconto obliquo come è obliqua questa Notte…

Scriba è convinto che, in mancanza dei nomi degli appartenenti all’Associazione, il racconto potrà dare indicazioni oblique per un bersaglio obliquo…Spedisce i fax, uno dietro l’altro, e spera che a riceverli vi sia il Sandri e non una pattuglia per gli Accertamenti…

 

 

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Capitolo sedicesimo

Singa non va in giro in groppa ad un cavallo, come nel sogno di Scriba. Singa quando Monno e Nanna se la sono svignata, prima delle mazzate e dello sgombero, Singa ha mollato la chitarra...Ha portato in salvo un po’di materiali dal Centro e se non fosse stato per il Sandri a quest’ora non restava proprio più niente…Il Sandri sarà pure uno fissato col virtuale, un teologo della tecnologia, come disse Scriba, però è uno che all’occorrenza non ti lascia nella merda…certo smadonna un casino prima di alzare le chiappe, però poi ti dà le chiavi della libreria…E in quel casino di Accertamenti non è mica una cazzata! E così il Sandri si è messo a cercare via Internet quelli di Amburgo e abbiamo saputo dei trecento morti che nel fuggi fuggi delle esplosioni chi poteva sapere…E invece quelli da lontano hanno avuto tutte le informazioni e allora per sapere cosa succede in città bisogna chiederlo a loro…Gli Accertamenti non possono fare niente contro la Rete! Il Sandri sarà pure uno fanatico ma senza la sua libreria saremmo davvero isolati, senza neanche il fax. Da qui qualcosa si può fare…Singa non va in giro in groppa ad un cavallo, come nel sogno di Scriba…Sta lì, al fax, legge tutto, cataloga le notizie sugli Accertamenti, mette la bandierina sulla carta per indicare dove sono le pattuglie…

Singa lavora anche se gli brucia il naso…Da stamattina la gente per strada c’ha tutto il naso rosso, il naso che brucia. E’ per la polvere da sparo che è nell’aria…Ce n’è tanta che non si può respirare. Una puzza di zolfo che la gente cammina col fazzoletto al naso…Singa col naso rosso per la polvere inquadra con la torcia il primo fax di Scriba. Singa non ci capisce granchè e non solo perché non c’è abbastanza luce sul foglio. Gira e rigira tra le mani il fax, è appena leggibile…Frasi che hanno a che fare con un autogrill in cui si sente un forte odore…Anzi puzzo di piscio dappertutto…Sugli scaffali, sulle merci esposte…Puzzo di piscio ovunque…Singa chiama in soccorso il Sandri e cerca anche Luisa…Roba del genere può farla solo Scriba, stranezze del genere… Singa non capisce una minchia ma Sandri arriva e dice che si tratta di quello che Scriba ha visto al km 154, dove hanno ritrovato la sua auto. Singa continua a non capire allora Sandri spiega che è un messaggio in codice, che non poteva mica parlar chiaro…E’ per sfuggire agli Accertamenti…Intanto il fax continua a spremere fogli…Fogli pieni di frasi…Singa con la torcia inquadra gli ultimi fogli spremuti…Frasi che riguardano la pioggia, il Grande Scroscio, il bar e l’Avvocato, il Concessionario, il regalo del Sarto…Ma che cazzo vuole dire? Singa ci rinuncia ma il Sandri sembra molto concentrato su quelli frasi, chissà che ci legge, il Sandri… Sandri dice che quella del bar è un’inchiesta mascherata, che c’entra un’Associazione, che c’entra la Notte dei Botti…E’ un’inchiesta: tutte quelle frasi, è un’indagine, è per loro e per i Resistenti…Solo che è tutto in codice…Tutto in codice, maledizione! Sandri continua a leggere: qui c’è un tale Tirabuoni che sviene e fa un sogno, qui il sogno è tutto confuso, parla di un tale Nocetti che taglia il filo dell’orizzonte…E’ tutto in codice…Singa si porta il fazzoletto al naso, gli brucia da morire…Sandri è convinto che prima o poi usciranno fuori i nomi dell’Associazione, nomi da comunicare a quelli di Amburgo e, attraverso di loro, ai Resistenti. Perciò si concentra su quelle frasi.

Intanto arriva anche Luisa. Fa un gran casino con la saracinesca che ci fa venire un colpo. Non riesce a passare, striscia sotto, batte la testa, un casino infernale, con le pattuglie che stanno laffuori e che non aspettano altro…Luisa racconta del bar, dice che di Scriba non sanno niente…Quale bar? E così si scopre che quel bar è lo stesso del racconto di Scriba…Sandri dice che è un indizio, questo…Ora è Luisa che non capisce una minchia di quello che stiamo dicendo. E allora il Sandri le spiega tutto, le frasi, i fax, il codice segreto…Luisa riconosce i racconti, dice che Scriba da un po’ di tempo ce l’aveva su con gli autogrill, dice che ogni volta che entravano in un autogrill diceva che sentiva puzzo di piscio…Luisa ci pensa su… Cerca un nesso…Però poi quasi urla quando ci avverte che la signora Lamberti col cognato ha organizzato un corteo di condomini…Che ce l’hanno proprio con noi…Dice che questi son capaci di tutto…

Sandri spegne la torcia e ci dice di star zitti che sente un rumore proveniente dalla saracinesca...Non respiriamo neanche…Niente. Niente: Falso allarme. Intanto la storia dei condomini mi fa una grande strizza. Sandri è il primo a parlare dopo i sorci verdi…Sandri dice che quei fax sono diretti ai Resistenti…Che magari Scriba si è messo d’accordo con qualcuno incontrato nell’autogrill e lì hanno deciso il codice…Ma qui di Resistenti non c’è neanche l’ombra…E quelli di Amburgo non dicono nulla di nuovo…

Luisa con la torcia illumina altri fogli: c’è un racconto che nomina Monno e Nanna, che parla dello sgombero del Centro…Allora Singa si fa più sotto…Lui riconosce bene tutta la situazione, vede anche il suo nome scritto, le due note di chitarra sparate alte… Singa dice che le cose quella notte sono andate proprio così perché quando sono arrivate le pattuglie le festa dei neri era già finita…Però l’essenziale c’è…Il Singa dice che quei fogli son proprio diretti a lui. Piazza meglio la torcia e legge e rilegge da cima a fondo…

Dopo un po’ il Singa si alza, spegne la torcia e dice tutto incazzato che stanno perdendo tempo con queste stronzate! Che Scriba è uno che lavora di fantasia e che quella roba lì non li tirerà mai fuori dalla merda…Perché quello che serve ora è sapere dove possiamo nasconderci, dove si possono trovare delle armi, dove passano le pattuglie… Questo serve ora! Non queste menate! Luisa vorrebbe scappar via ma il Sandri la blocca con un braccio. Il Sandri è ancora convinto che quei fogli sono messaggi in codice, non fantasie…Che se uno è capace di leggerci dentro, senza fare lo stronzo, qualcosa di utile ci tira fuori…

Ma qual è questo codice? Il Singa non ce la fa più…Questo qui si trova sull’autostrada e si fa tante belle seghe su quello che succede in città. Ecco il codice qual è! Se avesse saputo qualcosa di utile ce l’avrebbe detto e invece noi stiamo qui a rischiare la pelle, mentre lui se ne sta a scrivere e a spedire dei fax, al sicuro! Singa ormai urla: ma volete capirlo che ci siamo noi nella merda? Volete capire che chi rischia davvero qui sono i ragazzi che sono andati in giro a fare le foto degli Accertamenti?

Per tutta la città i superstiti del Centro a fotografare gli effetti degli Accertamenti. I nasi, soprattutto i nasi…Singa si tocca il suo col fazzoletto. I nasi irritati, con le piaghe, i nasi con le piaghe…Ecco cosa fotografano i ragazzi del Centro…Ci saranno almeno le foto di tutto questo macello…E le foto faranno il giro del mondo…E i nasi con le piaghe appariranno su tutte le tivvù del mondo…E tutte le diplomazie del mondo saranno imbarazzate da tutti quei nasi….Nessuno potrà dire che la Notte dei Botti non ha fatto vittime!

Luisa guarda con tenerezza il naso di Singa, coperto dal fazzoletto. Si rivolge al Sandri: Scriba ce l’aveva su anche con quelli del bar…Al bar diceva che ci andava solo per raccogliere informazioni…Che quel Concessionario, quell’Avvocato e quel Barman gli puzzavano…Che quello non era solo un bar ma una centrale…

Singa si volta dall’altra parte, prova a soffiarsi il naso.

Sandri ascolta, pensa che qualche dettaglio potrebbe aiutarlo…Pensa sempre al codice, il codice…In quei fogli si parla del bar, dell’Avvocato, del Concessionario…Che ci sia qualcosa a che vedere con le automobili? Con i trasporti? Luisa non lo sa. Sa solo che quelli del bar è gente di merda.

Singa rinuncia a soffiarsi il naso e borbotta che almeno i ragazzi sono fuori a scattare le foto…

Quelli del bar è gente di merda. E allora? Non ci cavi niente da lì. Eppure fogli su fogli su questo bar del cazzo! Cosa vuol dire? E quali informazioni Scriba avrebbe ricavato da questi del bar? Sandri avvicina la torcia ai fogli che stanno arrivando in questo momento. Anche Luisa si piega sui fogli…Sono versi, dice…Addirittura versi…Il Singa lascia perdere il naso e si avvicina. Questa, poi! E di che cazzo parlano questi versi? Di Monno che arriva all’autogrill al km 154…Il Sandri legge ad alta voce, con un filo di voce, ma ad alta voce…

 

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