La poesia di Biagio Cepollaro
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II Natura
e
stagno è la corrente e stagno è
la mente ora gelata dall’aperta finestra:
bisognerebbe fumare meno
ma uscire o restare sarebbe
la stessa cosa così le
piante curare o guardarle secche
in trasparenza giacché non
è la quantità del tempo ma
la qualità lo stretto pas saggio
dal ben vivere al ben morire
averci guardato dentro e
dato dentro invece di partire torcigliando
la fune sfacendo e
rifacendo laddove si stringono le
spalle col dito una dopo l’altra
per ogni vertebra accettare e
stagno e plastica e cielo e
stagno in un grande schermo nella
grande piazza ma chi potrà
dire d’esser giunto sulle
rive della luce? s’accamparono
le famiglie disperdendo
mani piccole e
arrossate mani grandi e
annerite sui crani: sotto il
segnale del perdurare delle
voci soffermarsi non
stanchi ma serpi senza
un luogo in cui stare di
serpi in sterpi resiste una
voce: gli occhi nelle tende percorsi
dai satelliti i crani ma
qui luciato dal plumbeo di
finestra slargato di gambe sdraiato
sul centro del mondo che
è anche la sua periferia quelle
strie scie zebrate sul
video prima del quadro che
posso se voglio fermare in
fotogramma o far andare al
rallentatore che si scioglie il
quadro e liquido il mondo aereo
ondulando nella sua presenza catodica
si avvia il mio movimento da
luciato-plumbeo da sdraiato con
l’intorno che s’è fatto un punto monade
svolgente boccio di rosa che
sboccia a gramma a sgrana l’intorno-punto
l’intorno-centro è
Asia Africa America è il prima dell’intorno
il fu che di nuovo è
ora a fermo-immagine qui ora che
porosità che slittamenti sto
mondificare dentro alla scatola ca
s’indìa trasumana è là la
cosa nel suo proprio spazio liquido
aereo-catodico che ora succhia
l’intorno lo fa passare per
la cannula canna videosonante mi
ti sono sfacendo in medesma materia
che ampiezza! che denso! st’andare
la cosa coagulando nell’alea
fotonica è la sensazione nuova
del prato e del fato mescolando
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