La poesia di Biagio Cepollaro
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ansiatamente
viatico verbo strimpello mossa di lingua morso
di dente scolpa accoltella compresso de stomaco flagello
frazionatamente in parti in echi in giochi spuntellante
in due in tre in trentatre fori fossi in
medica in spedale in innocenza di pecora e di capra in
colpetto sulla crapa pat-pat patteggiando col tempo che
manca che allaga che alloga sia pur dicente sono che
mi spinge e spaventa? che mi affanna? che mi perisce e
in quale parte? in quanta? di noi perì soprattutto per
la fretta e per darsi da fare per non supportare reggere
travare per non travalicare stare restare di
noi perì gran mole di cellule di toni di muscoli ci
fu gran male gran sale gran sperdimento in giro solo
franciose e franche pirimpacchi e stacchi e vomiti o
detto altrimenti di noi sentì una piccola parte una
morte piuttosto un dilagante specchio di morte e
andando di stranito in stranimento de
voce de passo de ocio fisso na
faccenda a me occlusa se srotola dalla
tua parte ca un mostro en
forma de lingua odiosa recolga le
forze e na guzza dentatura se
sia dato così la stura al male o
se ti pieghi tenendoti er foco nella
panza che uno dell’entestino s’è
ravvolto causa sui e strozzandoti avvocia
cruentocrudo ma mò ca c’hai freddo ca
manco lo senti più i’ me sento er foco e
me sento vena e fegato e sta carne rossa
dentro la gola i’ me sento sto dente le
gengive sento er sangue e sta panza ca
se contrae nel giro dell’entestino er
giro del bacillo e sta mela e sta carne de bue ca
se moveva dentro al recinto e sta carne de coniglio ca
stava nel recinto della sua paura e sta verdura mò
ca c’hai tanto freddo ca manco lo senti più i’
nun saccio farte viva nun saccio fare de più giacché
la pelle morte è solo un pò più fredda ma
a nulla o a poco pote la savoiranza de scriba oh
serietà della scrittura! quando senza ponti per
sola velocità le cave si fanno resa e presa e
scorre il paesaggio nei cartelli e nelle insegne segni
notturni d’un fare e disfare d’un delittuoso crescere
e sperare ai bordi delle strade sbuca da
questa striscia il fumo dei legni e un’improvvisa nebbia
dai finestrini scorrevoli si alza il fumo il
meditare e l’andare e i molti vuoti ma
i’ nun saccio che dire i’ nun saccio che fare |