La poesia di Biagio Cepollaro

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             Le orbite 

stramazza da sto fiordo dell’ora la cura fannosa e presta d’un condotto

e i’ mi chiedo

nel fanghiglio ma manco scuro sprizzante gentitante

ca guardo te ca guardi me

tuttofocante se stramazza st’interdetto

i’ ca sproloquio ca la machina l’è fforte e minga se conta niente

anzi c’è che tre l’è pasquinata soft

l’è ragiunatt o l’è poett fa li stess au jour d’ui

 

e stagno è il cielo                                                       e stagno è la terra

                                 e stagno è l’apeiron di cielo

                                                      e terra

 

e stagno è la conditione                                             e stagno è la corrente

                              e stagno è la mente

 

bisognerà traslare smuoversi slogarsi da fuoco

a fuoco mutando centro e fuga cambiando vista

 

concepto e uso moltiplicare i nomi le voci mettere

su carta l’aggeggio il conquasso il monstro farlo

 

netto pittato sombro da parete a cervello spianato e

lindo chiazzato sul bianco dove mangi e dormi tra

 

slato e construtto tirando voce in voce naggio in fuoco

a raccolta ad orchestra a strato spiccato llanmezzo

                                           Je rattrapp

‘nseguito smorto ‘ncroglionito

i’ co’ sta luce fioca manco n’ambriacatura

( mentre gli orbitali la ressa delle cariche il neutrone il neutrino)

ma l’immagine che decide             è la caduta

                                          stocchio de fricchio

                                          stocchio de criggio

                                          stocchio de ‘mbrischio

ma s’encrosta il vetro e più non vedo

ma s’emproccia il testo e non propino

e allora chi viene chi va di certo a passare

col nero le sigarette col nero perché quelli

impazziscono per flegma e per flegma ci prendono

e per flegma ci uccidono senza traccia di bile

 

ma conta l’annaspo e il coagulo al fonte sconta il veloce

d’ogni ricambio e chi t’enforma e chi se fa paesaggio

 

sfonda sta pellicula girale ‘ntorno facce na specula

densa facce na monade de reflettenza splanata e dici

da giranza de vie la fiutata mattanza

 

mentre si collassa il nucleo nell’ammasso

e son così tanto vicine le orbite

che amplessano e cresce a dismisura la pressione

 

(ma s’encrosta il vetro e più non vedo)

(ma s’emproccia il testo e non propino)

 

 

e stagno è il cielo                                                       e stagno è la terra

                                 e stagno è l’apeiron di cielo

                                                      e terra

 

e stagno è la conditione                                             e stagno è la corrente

                              e stagno è la mente

 

(ma l’immagine che decide è la caduta)

(come voltarsi sul fianco e non lanciarsi le forbici)

 

 

ed eccoci qua

stramicchiati

                     spersi

                               e visti dall’alto

fenicotteri prendere il largo

e musi di stambecchi  e code di pavone

 

                       in gran corsa andare

 

 

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I     Multitudo

(Della mancata esplosione)

 

 

quanno sirena lincinante smosse

l’aria funosa strisciante

 

nun era bulanza nun era pizìa

nisciuno capìa onde venisse

 

nui c’accostammo tutti al raille

e niuno passava ma forte sonando

 

vieppiù sibilante nu cataclisma

nu coso d’aria veniente da celo

 

nu serpente de moto recamava

lu terreno sfaltato e insieme

 

cuciva serie de traffici e ‘ncroci

pè uni battaglie pè ll’altri narcosi

 

perai e piegati e femine belle e

laide e vecchi e li criaturi tutti

 

riversi come da nastro su per le strade

collo de mia dignitate! speculo opaco

 

allungato a reggere l’occhiale

periscopio de clare ‘ntenzioni

 

de logistiche decisioni

sopra mondo affacciato

 

ocio de laser puntato

su ogni foro luciato

 

ocio d’anticipo fissante

punto al torace giaccato

 

manco appellato ossato

manco temporale figurato

 

en bianco e nero spezzato

se movono clacsonando forte

 

se fermano s’arrossano

stoppati  e  clacsonando

 

repartono acclusendo

s’avviano strusciando


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