La poesia e l'arte di Biagio Cepollaro
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critica Convegno Gruppo 93,Università di Siena, 28,29 febbraio 1992. Dal fondo a sinistra: Tommaso Ottonieri, Roberto Di Marco, Francesco Leonetti, Pietro Cataldi, Romano Luperini, Lello Voce. La critica...Credo che proprio entrando nei problemi della critica letteraria contemporanea, ci si rende conto di quanto sia stata devastante e, insieme, stimolante per la letteratura, quel complesso di trasformazioni tecnologiche ed economiche degli anni '80 e '90... La critica cosiddetta 'militante', o per dirla con Anceschi, 'pragmatica', fatta dai poeti e dai narratori stessi, costruiva i suoi stessi strumenti in fieri, durante il fare stesso, la critica 'accademica' tentava, dalla sua parte, di tenere insieme il nuovo col vecchio..Poi ad un certo punto, il problema è diventato proprio il 'nuovo' e il 'vecchio': è saltato il concetto di 'tradizione' e di 'canone', di norma e di trasgressione... Il lavoro delle riviste come Baldus, Altri termini e Symbola, ma anche Campo, Altri Luoghi, ha attraversato, in modi diversi, il fuoco di queste trasformazioni...
Gli scritti qui raccolti possono mostrare, nel corpo del testo, lo sforzo d'intelligenza della critica. Romano Luperini, Guido Guglielmi, Clelia Martignoni, Niva Lorenzini, per citare solo alcuni, hanno dato un consistente contributo alla poesia di quegli anni. E, come quasi sempre succede quando la poesia diventa un 'momento della vita culturale', si restrinse ad un nodo di problemi la ricchezza dei testi: inevitabile quanto soffocante... Oggi le discussioni critiche sulla poesia mi annoiano ma sento che dovevo consumare questa esigenza di 'storicità', questo bisogno di riconoscere una pregnanza generale, di raccordare , appunto, il vecchio al nuovo...Come se davvero esistesse una continuità, una reale afferrabilità delle cose...
La critica in quegli anni, la critica che con me dialogò, fu anche l'espressione di un'istanza di civiltà, di razionalità, d'intelligenza, a fronte di ciò che si sarebbe dimostrato, anche al di là della letteratura, come una generale persuasione al superficiale coinvolgimento emotivo, una vera e propria resa alla retorica massmediale e alla propaganda pubblicitaria e politica... Oggi non saprei più cosa chiedere a quella critica, non saprei cosa potrei ascoltare: il tentativo di inventare una razionalità diversa, un pensiero della complessità, a partire anche dalla letteratura, credo sia fallito...E così anche i documenti della critica, le prefazioni e le recensioni, restano appunto testimonianze di un passaggio a quella che definii 'mutazione antropologica', la seconda, dopo quella degli anni '50, così bene illustrata da Pier Paolo Pasolini... I testi poetici e narrativi vivono nell'incontro con i lettori, la storia di questi incontri si sedimenta per chi non vuole rinunciare alla memoria...Questa memoria, insomma, appartiene ai testi, come lo sguardo degli altri che per un attimo su di noi si posa, all'uscita o all'entrata del metrò...
Biagio Cepollaro e la Critica (1984-2005) a cura di Giorgio Mascitelli
Biagio Cepollaro e la Critica (1984-2005)
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