La poesia di Biagio Cepollaro
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Il
racconto in ostaggio
oggi
il testo non si è posto si è crillato lungo il filo né
luce né acquitrino né aquila volante che dall’alto
ara
uno stuolo di lettere e legumi pavimenti asfaltati ovvia
la fuga il canestro l’impazzata della gioia
fuoco
locale in foco che sale? s’abrasa come anello vi
pensa col fervore l’unghia schiena lunga ma da loco
s’estende
e sale (disquisendo sul piacere con atti tudine)
loco focale loco nottunale (culo o forse noci)
che
baglia sema? dicono incrocio di vie choc scitivo
dell’attenzione (verbo risospinto su
lla
marea delle ciglia) (il quasi il circa la girandola
del qui e dell’altrove –senso-, qui)
stabilir
di fica in frasca insaverìr di tapa in tresca chi
s’abbella più s’abbella (di me) (più) del reame?
la
treccia la sogna la sfoga la gola in chiara di stipa (chi
s’avventa e vàgula in souvenir?) (la crista la tipa)
strabiliar
nottambulo esterefatto di pulsion ne colga segno
a cento a crolli a compitar s’è fatto giorno
di
meraviglia e chiglie e notti e colmi d’ogni dire a
mille qui registro inòculo meraviglie a mille
tra
l’incavo lo scavo il solco il bordo valicato e
ripetuto più forte col regolo lo schiaccia lo dis
tacca
ogni cielo s’è oscurato ogni posto depistato tra
solco e fiume tra frangia e capello cancellato
dura
il lamento il lacero l’ombrico dura e traccia sul
vetro il vellico sospiro è come un paesaggio o
una
stagione in ostaggio delle ali (sotto il colpo la) -
poi spalancarono la porta. Primi passi nel giardino-
Contrasto(Scriba)
Donna
ti scribo d’accanto o
da fondo se fondo frigge st’acciacco
che mi prende ancora
lamento e staglio sul
fioco tramonto il ciglio spreme
la guerra il mondo
Nosce
nasce stramazza pino fràcula
il vento un violino musica
annotta a colmo ulivo e
di tanto fragor m’affreddo che
d’ancor speme meraviglio (..........................................)
arricordo
di fianchi di face como
pelle fu punto d’uscire como
foro fu punto d’indiare e
lettere e occhi e frasi e
il mare donna-marina gi rava
a staffe a celi a svasi
null’era
di frotto a sera e l’alfa
girava più leggera di ceva
era tra fari e luna e piena
sordità a tua voce più
abbiancava la schiena e i
fianchi appellava bianchi
(Donna)
Scriba
de tòrta memoria e truce ca
inganni i fianchi e la favella cresciuta
fui da ch’ero bella e
sgamo più d’un tratto tua rubella assognai
tutta fresca e bianca de
tòrti mano e farmi pace
eri
gentile eri struito eri gito per
lo vasto mondo eri tornato c’avevi
caccosa de delicato e mi
prendevi a sguardo a membro m’afforcavi
a lingua a deliziato m’adducevi
a notte peregrina
me
tapina tampinavo la semana scòla
de matina pòi labòro stracca
e smunta me portava co
gelo e sole vestita e gnuda tornava
in chiesa l’endomana (..............................................)
eri
appacio e buon marito eri
ricco e affamigliato eri
bono e scopativo eri
dolce e dilicato eri
onesto e musicato ma
eri Scriba e sei sparito
gnoravi
Scriba ancora il pondo gnoravi
consomazione del tempo gnoravi
miraculo de lo iocundo nulla
t’era dei fianchi il bianco gognavi
l’aria e aria te rimane
stuscevi
lucido lambìto andavi
a vita saporito coglievi
il friggio della sera strigliavi
a notte la lumata nunque
te faceva tramortita nunque
te stipava la iurnata
ma
tu non sabe la mia colata tota
la fatica toto il clamore tota
la speranza della dipartita e
la pioggia e la neve striata ma
tu non sabe tota la ferita della
vita presa alla sustanza
eri
appacio e buon marito eri
ricco e affamigliato eri
bono e scopativo eri
dolce e dilicato eri
onesto e musicato ma
eri Scriba e sei sparito
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