Capitolo quinto
Tirabuoni è incazzato
a morte col Nocetti. E’ incazzato perché il Nocetti non gli
risponde al telefono e perché è bloccato in quell’autogrill, con
tutto quello che ha da fare. Perché lui non doveva mica trovarsi lì:
è per Nocetti e per le sue fatture da trasportare… Tirabuoni è
incazzato ma è anche uno che se ne intende: c’erano mille posti
in ufficio per nascondere quelle fatture! Mica bisogna fare il giro
del mondo! E lo stronzo del Nocetti neanche gli risponde al
telefono!
Tirabuoni era uno che
se ne intendeva.
Per chi, come lui,
aveva alle sue dipendenze camionisti rissosi, intendersene era un
obbligo. Tirabuoni non s’intendeva solo di questo e di quello ma
se ne intendeva, in generale. Tirabuoni sapeva tutto dei retroscena
e subito aveva capito l’essenziale della Notte dei Botti. Al
Nocetti, il socio, voleva subito comunicare l’intenzione di
stilare un Documento di Adesione alla Notte dei Botti. Al Nocetti
voleva anche dire di non portarsi dietro il Giorgio, di non
insegnarli a buttar via tutti i soldi in puttane.
Tirabuoni era pratico
di signorine.
Per questo non credette
alla signorina della cassa dell’autogrill che diceva imminente
l’arrivo degli Accertamenti, che dovevano starsene tranquilli e
seduti…
Ma Tirabuoni era un
tecnico, anche.
E sapeva che quelli
della Notte dei Botti non avevano fatto caso a lui quando, tra i
primi, aveva salutato il Grande Scroscio della Liquidità… E tutta
l’aveva vissuta la Grande Notte, col cuore, con devozione,
immergendosi nella Grande Fiumana delle Libere Espressioni
completamente nudo…
Tirabuoni era uno
venuto su dal nulla.
E capiva il tipo che
nella calca arraffava i formaggi dallo scaffale. Così come capiva
quelli della Sicurezza che lo stavano massacrando di botte. Solo che
faceva troppo caldo e un gran puzzo di piscio rendeva tutto
insopportabile, ancor più dello schiamazzo dei bambini assetati,
ancor più del fracasso che faceva la discomusic a tutto
volume.
Quando uno se ne
intende, è un tecnico, è uno venuto su dal nulla, è anche uno che
non se la sta a menare. Quando in ufficio arrivò un autista col
naso sanguinante, Tirabuoni, che era uno concreto e pratico, capì a
volo che la colpa era tutta sua, dell’autista. Perché gli autisti
sono ignoranti e non si sanno spiegare e allora vengono alle mani. E
quello lì che era venuto a lamentarsi di certo si era rifiutato di
fare il turno di notte. E se uno a questo qui lo rispedisce fuori
con un calcio in culo, gli altri capiscono che di te si possono
fidare e così non si mettono nei guai.
Invece col Giorgio la
cosa è più difficile perché è ambizioso e il Nocetti se lo porta
sempre dietro, dice che è sprecato a fare il camionista, che lui
deve stare con noi in ufficio. Il Nocetti dice che lui deve imparare
a trattare con la gente. Ma cosa vuol dire? Vuol dire che deve fare
come lui che il cliente se lo rimorchia anche di sera nei locali,
che gli affitta una puttana e così suggella, così quaglia la cosa.
Tirabuoni se ne
intendeva di autisti, di turni, di viaggi e di puttane.
C’è anche da
capirli, i ragazzi, se sono un po’ nervosi. Hanno la rata da
pagare, hanno il camion da pagare. E loro su e giù a fare viaggi.
Queste cose le sanno anche quelli del sindacato ma fanno finta di
non sapere. Quelli servono solo a riempirgli la testa di cazzate e
poi i casini li devo risolvere io, in ufficio.
Una volta in ufficio il
Nocetti gli disse che l’afa era eccessiva e che si stava
preparando un gran temporale.
Dopo le prime
esplosioni in molti dissero che si trattava di tuoni perché
d’estate i tuoni sono così. Poi dissero che si trattava di una
caldaia, di una vecchia caldaia senza manutenzione. Poi dissero che
doveva essere un terremoto, ma la terra non tremava. Tremavano i
vetri, però.
Una volta in ufficio il
Nocetti disse che la Grande Afa stava per dissolversi ma che uno
neanche se ne sarebbe accorto, sarebbe stata una cosa molto
graduale. Sarebbe stato uno scroscio leggero e silenzioso. Invece la
Notte dei Botti non era quella che il Nocetti pensava, il Nocetti
non aveva capito nulla, perché non se ne intendeva e perché non
era venuto su dal nulla. E ora non capiva neanche l’urgenza di
mettersi in contatto con l’Associazione e spingere, spingere per
stilare il Documento di Adesione alla Notte dei Botti.
Intanto gli elicotteri
volteggiavano sull’autogrill e aggiungevano fracasso a fracasso
che anche le vetrate tremavano, e anche i tavoli e le sedie.
Tirabuoni era uno
concreto e pratico.
E gli sembrava naturale
che un autista si voglia mettere in proprio. Non solo per i soldi,
anche per dignità. Non stare sotto un padrone. Certo, dipendevano
dalla rata da pagare ma il camion apparteneva a loro. La faccia dei
ragazzi era cambiata: si sentivano autonomi e parlavano come
imprenditori, avevano un’altra mentalità. Certo la rata e il
viaggio che per forza lo dovevano fare, anche di notte, per tirar su
la rata. Ma il camion apparteneva a loro. Erano autonomi ma per
forza i viaggi li dovevano fare, anche di notte. Quasi più nessuno
si ribellava. E contro chi? Il camion apparteneva a loro!
Tirabuoni non era nato
ieri.
E proprio per questo
non capiva cosa stava succedendo nell’autogrill. Gli Accertamenti
non arrivavano, avevano chiuso le porte da un bel po’, la puzza
era intollerabile, acqua non ce n’era più.
La gente
nell’autogrill dava di matto e urlava. Adesso rovesciavano i
tavoli, tiravano giù gli scaffali, stracciavano le pagine dei
settimanali e dei giornali, aprivano le confezioni di marmellata, di
olive locali, di biscotti. Il tipo pestato dalla Sicurezza si era
ripreso e tornava all’attacco, sputava dappertutto e non gli
bastava, aveva anche preso a pisciare contro le vetrate perché
voleva uscire. Quelli della Sicurezza ora non intervenivano, forse
stavano chiamando rinforzi. Se ne stavano dietro il monitor.
Al tipo che gli
sanguinava il naso, qualcuno cercava con un fazzoletto di fermare
l’emorragia. Da un altoparlante, cessata improvvisamente la
musica, una voce annunciava gli Accertamenti ma nessuno stava a
sentire le raccomandazioni, continuavano a rovesciare i tavoli e ad
aprire confezioni. Quelli della Sicurezza, anche senza rinforzi,
intervengono e menano randellate alla cieca, anche sui bambini.
Quelli che avevano tirato fuori le carte d’identità alla vista
degli agenti della Sicurezza, le riponevano in tasca e non credevano
più alla storia degli Accertamenti.
Tirabuoni se ne intende
di Sicurezza.
L’unica cosa da fare
in questi casi è menare le mani. Contro il panico l’unica cosa da
fare è menare le mani. Il Nocetti non aveva capito proprio nulla,
qui le cose si mettevano proprio male, altro che gradualmente, altro
che non te ne accorgi neanche.
Tirabuoni è pratico di
sangue che esce dal naso.
Pensa: con quel
fazzoletto il sangue non si fermerà mai. Che ci vuole un tampone. E
che è naturale che il buon samaritano dopo un po’ si stufa e
lascia che il sangue scorra come vuole. Il tipo poi sguscia via lo
stesso e con i tipi così ostinati non c’è proprio nulla da fare.
Bisogna lasciarli cuocere nel loro brodo e non intervenire, che si
ammazzino da soli i balordi come lui.
Il Nocetti non
s’intende né di Notte dei Botti né di autisti né di camion.
Ecco perché pensa lui
ai clienti. E’ buono solo a parlare e a fare lo sbruffone e a
darsi delle arie. Perché non basta dire ‘ho gli autisti’,
bisogna anche sapere dove mandarli, gli autisti. Ogni posto funziona
diversamente e certi posti sono pericolosi che ti ciulano anche la
merce mentre scarichi. Quelli dell’Associazione non hanno capito
il Nocetti e gli credono e gli danno spazio. Ma il Documento di
Adesione alla Notte dei Botti mica lo può pensare, il Nocetti. E’
al di là della sua portata. Ci vuole senso pratico e velocità.
Queste cose il Nocetti non sa neanche cosa sono. Il Nocetti è buono
solo a parlare e a darsi delle arie ma il lavoro lo faccio tutto io,
lui mette solo la sua faccia da pirla e le puttane, ma il lavoro lo
faccio io.
Tirabuoni sa dove
mettere le mani.
Altro che palpare il
culo alle donne. Come la Tiziana che in ufficio era costretta a
fuggire nel cesso appena c’era il Nocetti nei paraggi. Solo perché
la Tiziana doveva ancora essere assunta ed era in prova, lui voleva
farlo pesare, diceva che per lui ci voleva un riguardo particolare
perché alla fine era lui a decidere se la Tiziana rendeva o no, se
valeva la pena di pagare oppure era meglio mandarla via. E così la
Tiziana se ne stava nascosta nel cesso finchè il Nocetti non se ne
andava. E anche questi sono casini che devo risolvere io
nell’ufficio che poi partono le denunce, che poi quelli del
sindacato sembra che stiano ad origliare dalle porte e per una
palpata ti fanno un macello.
Di fuori intanto si
vedono delle ambulanze a sirene spente.
Gli elicotteri
continuano a far casino ma non atterrano sul piazzale. Tre ambulanze
si vanno a piazzare davanti alle uscite d’emergenza. Caricano il
tipo che sanguinava e altre due persone, la gente appiccica i nasi
sulle vetrate per vedere.
Tirabuoni non crede
alla storia degli Accertamenti.
Adesso dicono che
davvero cominciano gli Accertamenti. Quelli che avevano ritirato le
carte d’identità le riprendono e le mostrano a quelli della
Sicurezza. Devono mettersi in fila, però. La gente comincia a
credere di nuovo alla storia degli Accertamenti. Qualcuno chiede se
va bene lo stesso la patente, se va bene il passaporto, se va bene
la patente scaduta, se va bene il passaporto scaduto. Quelli della
Sicurezza dicono sempre di sì e insistono perché si formino le
file. Le file non si possono formare perché gli scaffali e la merce
sono sparsi sul pavimento dell’autogrill.
Tirabuoni
improvvisamente si sente in trappola.
Siamo soli in questo
forno puzzolente. Il fracasso degli elicotteri è assordante, manca
il respiro. Bisogna rompere i vetri, altro che Accertamenti. Fanno
bene quei tre che sollevano il tavolo e, inciampando sui piatti in
frantumi, prendono la rincorsa. La gente si sposta e lascia libero
il passaggio nella direzione della vetrata. Quelli che stavano coi
nasi appicicati si tirano indietro e inciampano sugli scaffali messi
giù di traverso.
Tirabuoni segue da
vicino il gruppo con il tavolo.
Il tavolo è ormai un
ariete sollevato da quindici persone. Il tavolo è un proiettile che
va ad esplodere contro la vetrata. Un solo urlo accompagna il masso,
anche quelli rimasti a terra, tra gli scaffali e i frantumi dei
piatti, mandano il loro urlo. Lo schianto copre anche il rumore
degli elicotteri, copre anche l’urlo.
Quando gli uomini del
tavolo si voltano, nel gran casino dei vetri che continuano a
crollare acuminati, uno ha un grosso pezzo conficcato nella fronte:
è orribile come si dimena tenendosi la testa tra le mani!
La gente urla di dolore
e di orrore…
Il tipo con il pezzo di
vetro conficcato si dimena, la gente si scosta per non essere
investita dal violento gettito di sangue. La gente pensa soltanto ad
uscire, anche a costo di ferirsi sui frammenti di vetro. I vetri
continuano a staccarsi come tintinnanti piccole frane, sui capelli,
sulla schiena, sulle mani, sono dappertutto…
Tirabuoni se ne intende
di vetri e aspetta un po’…
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