La poesia di Biagio Cepollaro
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La poesia di Biagio Cepollaro
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scultura
Dal 2003, stimolato da una visita al museo dedicato a Picasso, a Parigi, e da mia moglie Francesca e dalla sua sensibilità e intuitività per le arti plastiche, mi sono febbrilmente impegnato nella costruzione di piccole sculture o di quadri-oggetto. Se è vero che nella seconda parte della vita tornano i nodi irrisolti dell’adolescenza e dell’infanzia, questa sorte di ‘regressione progressiva’ si è manifestata in me come un bisogno ‘fisico’ di manipolare materia. Credo che anche questa attività sia per me un ‘lavoro da fare’, indipendentemente da qualsiasi finalità che esorbiti dal fare stesso. E così dalla mia giovinezza sono riemerse le suggestioni che mi provenivano da artisti visivi e scultori, in particolare da Melotti, da Calder e da Moore. Ma è stata l’arte plastica di Picasso che mi ha letteralmente spinto a ‘muovere le mani’: a Parigi ho sentito che il suo fare andava insieme al suo respiro, le opere appena accennate, le idee nate ancor prima di esser pensate, la disinvoltura di una necessità senza età, pura e semplice. Come il respiro, appunto. La poesia, come l’incontro dell’amore, ha la stessa meravigliosa semplicità di quelle sue opere, studi permanenti, studi già da sempre compiuti e dimenticati. I materiali usati per questi miei lavori sono poveri: cartone, fil di ferro, posa di caffè e colla vinilica, tempere, sale da cucina, plastica, argilla rossa, das…
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