La poesia di Biagio Cepollaro

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Scribeide                                                

                                     (Sirena affiora in superficie...)

 

bollicina in superficie  agua  tenerissima  ablùa  Sirena

loca e dìa      da seni e pelle   bronzea in bianca   vieni staglia

 

stropicciava alla calura      ciglia     cadendo fervida  nacquava

libro libèrcola linguina                     ambita tovaglia di cera!

 

Oh lo Scriba ch’assapora  senza rabbia          nell’ora ti punta

Inchiodata e stretta            fressa del ghiro     ancisa del petto

E ingiuso in su dell’occhio                valicava...

 

l’altro sparito                    smerto  l’oltre confuso  stretto

non v’è punto non v’è loco a frosca e fionda          aperto

 

Sirena invalicata a spina  incresciosa e stenta   raggelata

apparita screziosa e immonda:         non v’è uscita allata...

 

                                         pace appacio riconcilio

                                            se di tensio fo evirato

                                              pace appacio l’eternato

                                                 se di tempo fo fugato

 

                                        (Scribiere deplora in metaplasma...)

                    

Amor si quaglia in lengua   s’assottiglia di palato

screzia attorno raggelato    cramba ingiuso dimezzato

 

                                         già siamo nel rimosso di ferita

                                       nel pensiero indebolato

                                     oh soggetti debellati

                                    tre milioni di dannati!

 

Scribo in trista e tòrta lengua      d’arcaico fatta e metaplasma

ché troppo schifo chesta guerra   chesto inganno regimato

 

(anche Canuto lasso della lotta...)

 

Canuto di Memoria e di strapazzo ch’ammari viola il volto di crepasco

stambecca oggi in su la sella           ferisci il morso la cartella

 

c’è già Polpo sulla groppa e Sirena fa l’intoppa

smussa sciacqua a perdifiato         frasca il miglio nell’assalto

 

crospa liscia crivellata       stiscia annebbia  avvòca steppa

più s’ipiazza la svenduta    carne vila            la fregata

 

 

(conta Canuto allo Scribiere del Sommerso Laborioso...)

 

l’agua        infitta        tresca         indensa

vàcula vela                  avvènta infresca

beccheggia il muso     precluso senso     Nimico avvista

 

e pare avvento   la miciosa strulla    e pare sole la gittata in porto

ma l’affondo    freme all’affogato   il Sommerso Laborioso e malpagato

 

che striglio    il giglio sfuturato

il giro vacuo all’impensato

chesto è gime de Olo afflitto

prospera in bosco e sottoscalo

 

                  ingiuso e via                      monnezza a spiano

              lettera bella                                   lo fa strunziato

            insùo e via                                      fregnaccia al vero

                                 scribessi un pò per sabotato

 

(in quello s’alza un Coro Angelicato

da sponda a sponda un perdifiato...)

 

che pròsca lungo l’argine e assiede?

nòntapa che un senso incolùto

un tempo si spostò da crollo in croma

: uno svento (fu lare e lombo)

: fu lo stampo del giorno (crudo)

 

poi fu l’intoppo: il poppo risibile

e l’andato piano alquanto

tra rose e pelle tra pelle e bocca

da lonvenni i’ tracciando spesso le carte

vedo il distante e neanche più spazio

 

Signo che t’imba ancora?

E’ proprio qui che s’addavanti?

(E’ tutto?)

Lancinammo per sponde e spicchi

tristimmo il verbo a sprigionar

coltri e mamalucchi (cimitarre

e suoni: fu trambusti)

 

Signo che non addiventi

lare e lombo?

Parlo in questo cucchio

esacerbato

Amo di spando solo

di spando (e picchio)

 

infine al culmine si giunse tra stassi

e storpusti ansimando

e lei leggera a scarpe pensava

che a colmo non starei lontano

ma como dicendo: ecco forma

d’amore in quest’aria che strana

mente non m’affredda   a denti fermi

dunque    anima che soppiatta e soffia

e da Quassù      Incanta

 

                                      (Sirena alluma lo Scribiere...)

 

la gente   tomba     comme     de mousche

           creiavi     poder       vivir             solo

en el mar      oh omme               a la mer       Encre  alla deriva

              que                 se queixa     sutilmente    na noite

                    a causa              de la couleur       de la       douleur

 

La gente tomba comme de mousche     se concentra la miseria

                                      se prepara        la subversion

                                                en la ciudad 

 

e nada existe gravi colpi e spessi     cominciaro a farsi udire : sono

come un gatto bruciato vivo             eschuca mi canto che chora!

 

 

                                             (Scriba allumato...)

 

Scriba s’accanuta      che tramonta       ha visto prana

è fatta oscura            che più chiara      è pugno e calcia

ch’al Canuto è stata diaccia

 

resta fuori                 stoppa e penna

resta fuori                 dall’emboscata!

 

Cribbio e sollo           steglia e soglie

non v’è verso            peregrino

traccia morte            sul vetrino

 

non v’è voce             ma aguitrino

chesta è notte            più piovasca

chesta è guerra          eterizzata!

 

 

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