La poesia di Biagio Cepollaro
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Largo contando
conto su cosa sulle ciclopiche circostanze sulle oceaniche atomiche
masse d’acqua semoventi sulle telluriche compressioni sui venti che
improvvisi si fanno radianti si fanno logos comuni coi giornali contando
conto sulle impossibili sementi sui semi fiorenti e comunque andati sui
gerani ai balconi sugli abbellimenti dei dettagli sui fiocchi di
neve quando fioccava era altra cosa da casa o dall’ingorgo la neve grande
iattura che tritura la pazienza che sfida la gomma dei pneumatici e
frali frantumati in frattali e dunque: alle
scali! alle scali! alle spade! alle
spade! mentre
lampeggia e stride e
dunque: alle
strisce!
alle corde! Allegro aggrappati
sotto carene mutilanti esclusi non più in
catene ma vere e proprie cancrene nel coprosociale e
dunque: fategli
male! alle corde! alle sorti frali! agli interessi! alle
carni !colpite alle carni! coi macedi! coi
magli elettronici!coi
magli spaziali! coi ganci! cogli
sganciamenti! cogli
indebitamenti! cogli aggiustamenti! e
dunque: coi
magli! colpite coi magli! e
dunque: coi
debiti! cogli
interessi! o
frasi che fanno radice: non si hanno mille vite a stento riesci a
farne una di decente Adagio contando
conto su vent’anni di stati d’animo sulle
maree che li incanalano per effetto della luna sulla
grammatica che stabilisce prima dove siamo e ci colloca e ci inchioda in
una o più caselle: diverse le vite si somigliano per scansioni così
girando per una boa la marea si assottiglia e il presente è già sgrammaticatura e
dunque: fategli
male! alle corde! alle sorti frali! agli interessi!
alle carni colpite
alle carni! coi macedi! coi magli
elettronici!coi magli spaziali!
coi ganci! cogli sganciamenti!
cogli indebitamenti! cogli
aggiustamenti! fategli male! alle
corde alle sorti frali!agli interessi! e
dunque: coi
debiti! cogli
interessi! Giga contando
conto sulla cena condivisa sull’ebbra osmosi nell’arte dello
svincolamento sul gesto esemplare e contagioso sull’arioso del
mattino dei
molti modi di fare contando
conto sulle acutissime trombe che spaccano i timpani sulle
domestiche mareggiate e sulle maree montanti
sull’arte delle
piante di
arrampicarsi e di saltare sulle figure dell’irruzione che chiamano
moti a
dire contando
conto sulle telluriche valve sulle terre palpitanti sui
voli sui vortici dei fianchi sugli affondi e sui risucchi sugli
svuotamenti dei
fluidi sui ferri incandescenti e sulle piogge acide sui
ritardi e sulle rivolte spiazzanti del prossimo contarci 1995-1997
Note
Fabrica
è il
terzo libro della trilogia ‘De
requie et natura’,
dopo Scribeide (1985-1989),
uscito presso Piero Manni, Lecce, 1993 e Luna
persciente (1989-1992), apparso per i tipi di Carlo Mancosu, Roma,
1993. Jacoponea
e Paesaggio n° 1,2,3 sono apparsi su Novilunio
1993-1994. Requiem
in C
è apparsa in Forum Italicum,
New-York, 1992; ora in The Promised
Land, Italian Poetry after 1975, Sun & Moon, Los Angeles, 1999. Nel
mezzo della fine del millennio
è stata pubblicata da Manocomete, n°1, giugno 1994. Alcune
Meditationes sono state
comprese nel catalogo di LeonKart,
1996 e tradotte da Francesco Forlani per la rivista francese Pasodoble. Ballata postmediale è apparsa in Campo.
Un ringraziamento. Fabrica è il terzo libro della trilogia dal titolo De Requie et Natura, di cui il primo libro è Scribeide (P.Manni ed.1993) e il secondo Luna Persciente (C. Mancosu, 1993). Sono trascorsi circa cinque anni dalla conclusione della trilogia e diciassette da quando iniziai questo lavoro. Un bel pò di anni. Oggi li penso come anni d'amore. All'inizio ero poco più d'un ragazzo e non avvertivo bene, troppo orgoglio, animosità, astrazione, confusione...Leggevo la vita attraverso l'invenzione della poesia, lì ero insieme ai miei amici, lì combattevo i miei nemici, da lì traevo poetiche, analisi, giudizi sul mondo, sulla storia, sulla politica... In questo fervore ho incontrato molte persone (delle quali non poche non ci sono più), ho visitato città, ho letto, osservato, annotato, registrato: non si contano le cene ebbre, i discorsi deliranti, i confronti duri e interminabili, le impossibili discussioni...E lo stesso fervore, mescolato a presunzione e vanità, è come tracimato, diventando 'movimento', polemica, organizzazione, quel modo di far 'attività letteraria' a cui il secolo passato ci ha abituato, con annesso apparire e sparire di etichette, definizioni, precisazioni, negazioni...All'inizio e ben oltre è stato tutto questo. Poi gli ultimi anni sono stati come di incubazione, hanno preparato prima la crisi, quindi l'allontanamento vero e proprio da questi paesaggi mentali, da queste cerimonie. E ciò che allora ho cominciato a vivere come rifiuto si è via via trasformato in tenerezza, via via che quel viaggio finiva davvero, potevo guardare con tenerezza e gratitudine i miei ex-compagni d'avventura e le mie stesse azioni. La trilogia è un 'poema sulla natura', sulla natura artificiale dei paesaggi metropolitani e delle molteplici lingue e linguaggi compresenti che l'attraversano, da quelli della tradizione letteraria, a quelli massmediali, dialettali e tecnologici. Ho provato a costruire una lingua che potesse obliquamente dire ciò che mi sembrava sistematicamente rimosso intorno a me: un racconto indiretto di piccoli e grandi degradi, piccoli e grandi orrori. Ho provato a formulare delle domande 'spingendo' la poesia ad essere 'contemporanea', facendo appello paradossalmente su risorse poco frequentate allora, come tradizioni arcaiche, dialettali, o come non considerate 'poetiche' come neologismi massmediali etc. Queste domande, anche se non formulate così esplicitamente, me le sono poste intrecciando la mia solitudine con le inquietudini di amici poeti, artisti visivi, musicisti, quasi che la loro drammaticità si potesse stemperare cambiando i nomi alle cose, collocando le nostre provvisorie risposte nel gioco conflittuale delle poetiche...Oggi che vivo, potrei dire, il silenzio della scrittura, avendo intrapreso un cammino tanto più socievole quanto più solitario, sono, in fondo, le stesse domande che ritrovo in me e nei versi nuovi, e che sostanziano in modo forse più concreto di allora, le mie giornate. Ecco: il ringraziamento va a tutte le persone che ho incontrato e con le quali ho consumato gli anni del De requie et natura e che mi hanno aiutato, mettendo in gioco la propria passione e la propria intelligenza, a mettermi sul cammino che ho intrapreso. Milano, 2001.
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