| La poesia di Biagio Cepollaro 
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 La poesia : Vale (testo integrale inedito) dedicato ai ragazzi tra i quindici e i diciotto anni 
 a mia figlia Bianca e alle Vale che mi hanno offerto consigli con acutezza e sollecitudine: Claudia,Giulia, Martina e Valentina. 
 
 
 * l’amico, Vale, non è solo il presente da incendiare ma è anche memoria che cresce, ricordo di cui ti puoi fidare… e raccontando di te non lasci a lui una confidenza ma un pegno di fedeltà a ciò che nel tempo sarai…l’amico abbraccia per noi passato e futuro e nei suoi occhi torneremo, anche a distanza, a sentirci come allora, interi. 
 * dopo tutti gli incontri, tra pioggia, sole cocente e burrasca –se non di peggio- restano nei cassetti tracce di amici, cartoline di auguri, agende coi numeri cambiati, traslochi, da città spariti e ricomparsi dopo anni in altri paesi, dall’altra parte del mondo e dopo anni a chiedersi: ‘avremo ancora qualcosa da dirci?’ o lo schianto, rivedendosi: ‘ cosa, ma cosa, sei diventato…’ 
 * se non fosse per la Simo non c’avrei un cane per parlare: le altre intorno ti girano quando le cose vanno bene ma se sto male le vedo migrare come uccelli dall’albero al colpo di fucile: la Simo no, comunque resta: ascolta, freme, tutto capisce. 
 
 * solo della Simo mi posso fidare, le altre invidiose fanno salti di gioia a vedermi soffrire…In piazza ti fanno capire che sono dalla tua parte, ma appena ti volti, alla schiena ti arriva il pugnale… 
 
 * l’amico col solo fatto di essere com’è ci dice che non abbiamo sbagliato nulla che si può stare al mondo –e bene- così. 
 * a lei non ci sarà bisogno di raccontar tutta la storia se n’è accorta subito dalla tua voce al citofono che qualcosa non andava 
 di certo avrà pensato: casini con lui o i suoi. 
 * la Sara ti segue ché con te si sente più figa e in piazza con tutti se la tira 
 la Simo intanto lascia fare ti guarda e ride: un’occhiata la farebbe sparire. 
 * non è solo il cd che vi scambiate o la risata flic e floc che fate: è un-non-so-che il perché vi amate. 
 * la Sara ti ha fatto proprio incazzare: poteva dirlo a te direttamente che non le andavi a genio e invece te l’ha fatto dire alla Claudia che a dirlo un po’ ci godeva. 
 * non sono neanche cattivi: è che la vita è troppo nuova anche per loro che è come se non fossi arrivata e neanche si accorgono di te tutti presi da sé manco tu fossi fatta di specchi e aria. 
 * ora tocca alla Simo di là con la Claudia a dirsi e a ridirsi del gruppo che c’è che non c’è che ognuno alla fine si fa i fatti i suoi e che è proprio vero che ognuno vive trafitto da un raggio di luce- se gli va bene. 
 
 
 
 
 
 
 
 * è bello quando il gruppo è unito e in cielo è soffice il tramonto è bello anche il Marco ma non solo è bello anche viaggiare e la canzone del cuore che suona a ripetizione. 
 * certo il bello è bello ma come spiegare allora improvvisa delusione con l’Andrea uscendo tu entusiasta dal cinema e lui muto già adocchiante la pizza? fosse il bello interiore come dice la Giulia che pure per ore allo specchio si rimira? 
 * è bello ciò che non stanca che non se la mena o t’adombra è bello ciò che scivola che viene come l’equazione a incognite due che dopo un po’ si risolve. 
 * stasera mi sentivo brutta goffa che neanche sapevo dove mettere le braccia ero tutta dentro la giacca ero dritta piantata inchiodata agli stivali ero accento fuori posto: una parola tronca. 
 * il bello è anche il buono come vuole Platone o il buono è altra cosa: ad esempio talvolta la Sara se non fa la stronza è bella e anche buona; se no è solo bella -e stronza. 
 * ma il bello è un valore o è una sorte? perché diciamo che bella è la montagna? lei non è come la Giulia: sta là e di essere bella neanche lo sa. 
 
 
 * sarà tutto un salire, Vale, e avrai vertigine di cima in cima con i trampoli tra nuvole con braccia aperte ad abbracciare il mare. 
 
 * il mondo diverso comincia dai tuoi pensieri: se ci senti l’aria dentro, se li senti alzarsi in uno schiocco di dita allora gira la terra e non è più un sasso: 
 è terra pensante che albeggia:è la tua danza. 
 * non sarà come sballare non sarà calarsi non sarà neanche come bere: l’aria fresca di prima mattina ti farà canticchiare e avrai voglia… nulla di preciso nulla di lontano ma ti piacerà ogni cosa il verde più cupo insieme a quello più chiaro sull’albero di fronte alla casa… 
 * e quando penserai che verrà da lui tutta quella luce ricorda, Vale, che da te si scioglie tutto il dolce che galleggia nell’aria e che la musica che viene dall’alto sei tu e solo tu che la suoni. 
 * non fissarti, Vale, anche se bello è stato e neanche ora ti sembra sia stato mai possibile: nel fiume in cui ti bagni non è mai la stessa acqua: tutto scorre e tu con lui. 
 
 * cambiare cambierai ancora non una ma mille volte anche dopo e ad ogni passaggio che ti apre spazio nuovo ti accoglierà una specie di dolore ma è quello della vita: è il suo sapore 
 
 * per un attimo -anche solo uno ti appare che il cielo anche solo l’idea che si vede dal balcone è al suo posto con sotto la terra che si agita in sogno sognando di lui di spazio di te. 
 * adesso: non altro che adesso adesso largo adesso festoso 
 adesso che ti tiene anche se straripi 
 adesso che sia sempre così 
 adesso che sa: è questo l’adesso che verrà. 
 
 
 
 * anche tu potrai ballare spostando di lato i mobili e i pensieri molesti fare grande cerchi e bolle di sapone ripensandolo al saluto a come ti guardava e non basterà una notte o un cd per sfinirti ma mille e mille notti così. 
 
 * sarai quella che sul bus dietro le cuffie e gli occhi chiusi avrà la sua chiave per andare di là –lasciando ai sussulti e alla ferraglia gli inciampi e le buste della spesa. 
 * lo riconoscerai dal fatto che ti sembrerà da sempre conosciuto e a tua insaputa da qualche altra parte cresciuto accanto. 
 * il libro che leggi, il film che ieri hai visto, la musica che ascolti la rabbia che ti fanno gli amici tutto questo da qualche parte del mondo sta accadendo anche a lui, anche lui chiedendosi quando, trovandoti, tutto comincerà. 
 
 * non sarà come è per loro: ormai sei avvertita. nessuno sarà troppo brusco parlandoti, nessuno ogni giorno comporrà il suo lamento. la casa sarà un posto a cui tornare, la battaglia resterà fuori, dentro ognuno avrà una volta per tutte deposto le armi, ognuno sarà per l’altro, ascolto. 
 
 * tra un anno o due cominceranno a prenderti sul serio e perfino loro che sono ciechi saranno costretti a vedere ciò che la Simo e la Claudia sanno già da un’eternità. 
 
 * non solo potrai uscire quando e come ti andrà ma ti staranno anche a sentire poi se vorrai raccontare: un altro occhio-il tuo- a tavola si aggiunge e a tutti il mondo più grande apparirà. 
 * di certo a tua figlia questo non dirai né ti sentirà mai con questa voce tu farai tutto diverso: saprai dirle bene così e così e meglio ancora: così e così. 
 * no non sarai un’amica dei tuoi figli che una madre non è un’amica: quella è la Simo e forse la Claudia ma una madre non può essere la Simo o la Claudia: è una 
 che si preoccupa per l’ora che mette limiti e condizioni è una che a guardarti già ti sgama. 
 * quando starò per conto mio nessuno laverà mai i piatti: ci sarà tutto di carta: il piatto, il bicchiere, il pavimento e il letto: tutta la casa sarà di carta e sarà nuova ogni giorno ogni mattina. 
 
 * il fatto è che il futuro come il passato è travestimento di un presente troppo grande per poterlo guardare: è l’astuzia della vita per farsi accettare. 
 
 
 
 * anche tuo fratello alla stessa tua minima età mi ha chiesto una volta per strada: ‘perché i poveri?’ c’è una teoria vecchia più di un secolo di certo marx, avrei detto. o forse dipende dal fatto – e oggi più lo credo- che veniamo da scimmie ma dalle scimmie il passo non è stato lungo abbastanza. 
 * anche la tua amica è mondo anche il legno del tuo tavolo lo è 
 e mondo è la chiacchiera al telefono il tuo silenzio e il tuo broncio. 
 non sarai mai fuori dal mondo. 
 * eppure tutta da sola l’hai fatto il lavoro e l’altra che sgusciando sbilenca l’ha copiato se ne prende intera la gloria e il voto. che dirti, Vale, non è quella la gara vera non è quello che conta, cosa non so ma nasce da vita piena. 
 
 * neanche tu potrai cambiare il mondo e forse neanche te stessa. son cose più grandi di me e te messi insieme Eppure, eppure… 
 * prima il dominio aveva bisogno di grandi favole: era cultura che faceva dell’emancipazione di tutti la passione di alcuni 
 oggi no: una bomba è disincanto cade perché cade –come piove. 
 * il mondo –anche messo così- è sempre mondo per chi si sveglia ed è diverso ad ogni risveglio di chi nuovo vi si affaccia. 
 * le cose non ti salvano da altre cose che si accavallano: le cose son cose mentre cosa diversa è il mare. 
 * non dipende tutto dagli uomini certo le cose possono anche meglio andare ma c’è un limite un’ostinazione dell’umano come specie a ripetere l’errore e a farsi male. 
 * lo vedi anche tu come rode l’invidia e come abbassa chi la prova: fa parte anche lei della dotazione l’umano è questo e il suo contrario e tu sarai questo e altro. 
 
 * una sana visione dell’economia ti risparmia tempo e retorica: scassare una vetrina è solo impiccio per i vetri 
 perciò quel poco di buono che si può fare tu fallo e poi: stai lontana dai tetri. 
 * c’è dell’infantile nella voglia di potere che vedi negli adulti in fondo è sempre il gioco antico del ‘mio-mio’ ma dentro c’è di più: c’è in quei vecchi armati tacita l’orrida speranza che mondo finisca con loro -tirando le cuoia. 
 * è rapporto di forza e persuasione: è difficile distinguere nella storia come l’eccesso dello scandalo sia stato alleviato e quasi civile in piccola parte il mondo è diventato 
 ma il pensiero, Vale, nonostante tutto conta: se non altro per sperare ragionevol- mente in altro e più giusto stato. 
 
 
 
 * tutti vogliono da te qualcosa tutti dicono di te che sei questo e sei quello che assomigli a questo e a quello solo tu dici che sei quello che sei…ma a saperlo, cosa. 
 * . sono quella che urla per uscire ma poi neanche è vero che ho tanto coraggio e così in piazza neanche si accorgono di me: allora vorrei davvero sparire: tanti pianti per nulla, nulla mai cambierà. 
 
 
 * per piacere ad altri mi tradisco: in classe, a casa, in piazza, con lui: sembra che tutti sanno cosa prendere e cosa dare. ma come fare a dirlo a tutti che di loro non mi frega niente? se almeno questo fosse vero… se sentissi chiaro e netto che non mento… 
 
 * anni a chiederti chi sei e poi anni a fare la parte e anni ancora -ma dopo- a scardinare recita e palco: chi c’è davvero se ne starà in silenzio calmo e in ringraziamento. 
 
 * chi sono un po’ lo capisco da ciò che non mi piace: cose da fare persone o posti dove andare: so solo questo che questo non mi va e non mi chiedo neanche perché e per come: mi preme una necessità di rifiutare e ciò che voglio chissà dov’è. In cielo in aria –se pure c’è. 
 
 * t’arrovelli ti contorci e se non balli scoppi dentro la stanza –che non basta un libro una telefonata –che non risolvi: con quelli della piazza non ti trovi: i ragazzi con le play e le ragazze, poi… 
 
 * a pensare ma se non pensassi…il male viene da qui: gli altri neanche ci pensano ognuno al suo posto ognuno la sua parte solo io mi sento onda fuori dal mare solo io non so dove e come stare. 
 * non importa, Vale, stabilire chi siamo: è una menata: il sole quando sorge non si chiede chi è eppure scalda come la mano che piano ti sfiora. 
 * quando ti chiedi chi sei, Vale, pensa che pensarci da soli è pura astrazione: siamo già sin dall’inizio immersi in un cosmo piccolo e grande di relazioni: mille radici mille grovigli sottili: sono loro che mutando ci fanno. 
 * quando ti chiedi chi sei ,Vale, pensa alle nuvole: sono solo vapore ma fanno il cielo o anche al cielo che tutto copre senza domande. 
 * passerà anche questa notte Vale, anche senza il suo squillo anche se silente resta e vano sul tuo letto il cellulare… 
 
 
 * x ieri: non è che non ti voglio ma ci voglio andare piano. insomma o è così o ciccia… ci vediamo domani in piazza. 
 
 * pensa che neanche lui sa com’è e muovendosi verso di te non ne azzecca una: è che in due è difficile e ognuno all’altro questo nasconde. 
 
 * so che mi hai cercato. c’ho il numero registrato alle due di notte. t’ho detto bastava uno squillo…ma a mezzanotte! 
 * notte. tutta casa in silenzio solo il suo squillo sparato al centro della testa: verrà alla festa! 
 
 * questo è solo l’inizio. anzi, è un inizio ricomincerai anche domani imparerai ad iniziare e a riconoscere gli inizi alla prima occhiata. sarai colei che comincia e avrai per nome: Aurora. 
 
 * non vale più di te, Vale, anche se ci sa fare alle feste e sembra che ci sia solo lei: c’è sempre stato qualcuno che ha creduto di vincere schiacciando intorno il mondo 
 non è così: i maschi lo sentono a fiuto quando si possono fidare e in fatti di cuore è troppo duro anche per loro -più fragili di voi- su questo sbagliare. 
 
 * come ti fa sentire? È questo che ti avvinghia: è che lui quando c’è ti disegna e ti dà forma. come spiegare altrimenti quando non c’è la tua faccia che lo specchio ti rimanda, vuota? 
 * la notte ora ha solo il suo volto e ne soffri. 
 ma le notti, le notti restano davvero sconosciute: accadranno miracoli e sarai ancora mille volte nuova, il tuo nome sarà: Luna. 
 * giri da sola nel parco chissà perché giri e rigiri davanti alla panchina 
 attaccata c’è rimasta una risata ma non è lui è poca cosa: è aria. 
 
 * non ci cascherò più: è giuramento solenne che allo specchio pronuncia una faccia ridotta a una spugna e intanto qualcosa mugugna è rabbia e resa è voglia che non si rassegna. 
 * non prendertela con lui, Vale, non è lui lo stronzo come dici: è che ciò che in alto ci porta è anche quello che ci fa precipitare: insieme tirate la corda che vi fa cascare. 
 
 * non va perso niente, Vale, niente: ogni lacrima ogni sussulto allo squillo del cellulare: niente. ma senza di lui la vita andrà avanti lo stesso tornerà la tua stanza il concerto la pizzata con la Simo e con quelli della piazza le cazzate della festa finchè ti diranno che una volta la Vale era fuori –di testa. 
 * non saprò mai se non fumo perché me lo hanno detto i miei o perché davvero non voglio e intanto sto qui che vorrei non vorrei proverei ma poi serve provare se già si sa? che faccio allora: si fa o non si fa? 
 * quando s’incazza tua madre, Vale, guarda in lei che risorge la sua di madre: è la catena che ti toccherà spezzare: prendi solerte nota: appunta tutto in memoria e taglia. 
 
 
 * a dirle tutto per filo e per segno neanche mi crede: domani a posta m’invento una balla una cosa atroce così vede se non crede che succede. 
 * con i figli è difficile ché difficile è sempre con altri che sono veramente altri: non basta l’amore se non c’è luce e tanta ne occorre per districare l’ansia per sé -che non c’entra- dal limite reale che nella vita prima o poi entra 
 difficile è questa parte: puntare al centro standosene in disparte. 
 
 
 
 
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 (…) ‘come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!’ 
 Dino Campana 
 questo è l’ultimo verso di una poesia di Dino Campana che s’intitola ‘Donna genovese’ è stata scritta all’inizio del secolo scorso quando Genova era un’altra città e anche il mondo era un altro mondo e tu ed io, Vale, neanche c’eravamo. però lo leggiamo che dice: l’amore fa diventare leggeri –come quando torni da lui che meno ti pesa lo studio da fare che appunto è più leggero il mondo: pensa è leggero e tanto piccolo da stare intero e muto nelle sue mani. 
 
 
 
 * ‘Parole, dove il cuore dell’uomo si specchiava -nudo e sorpreso-alle origini…’ (…) 
 Umberto Saba 
 questo è il primo verso di una poesia di Umberto Saba che s’intitola ‘Parole’ scritta tra le due guerre mondiali e che sogna di far tornare anche per noi di adesso dopo due guerre del golfo una parola senza menzogna che dica: ‘questa è una cosa’ ed è parola vera: pensa ai tg e alle campagne stampa pensa, Vale, a questa lunghissima bugìa che da allora fin qui copre la storia. 
 
 * ‘Come è alto il dolore. L’amore, com’è bestia. Vuoto delle parole che scavano nel vuoto vuoti monumenti di vuoto. Vuoto del grano che raggiunse (nel sole) l’altezza del cuore.’ 
 Giorgio Caproni 
 questa è una poesia dal titolo ‘Senza esclamativi’ scritta nel novecentosettanta da Giorgio Caproni che era uno che andava al sodo delle cose e senza molto ottimismo ci dice che anche nel migliore dei periodi della sua vita –a ripensarci dopo- non fu che vuoto ad essere vissuto che non resta niente poi alla fine proprio niente e noi? noi che sentiamo di essere qualcosa mescoleremo a questo qualcosa un po’ del suo niente? diventeremo per questo più leggeri e saggi saremo più consapevoli? 
 
 * ‘Mondo, sii, e buono; esisti buonamente, fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,’ (…) 
 Andrea Zanzotto 
 questo è l’incipit della poesia ‘Al mondo’ di Andrea Zanzotto: non ti è mai capitato, Vale, di non farcela più a pensare se dipende da te o da fuori da quelli che sono nel mondo, da dove nasce il problema? pensa allora di aprire la finestra e di rivolgerti non alla strada ma al mondo intero con questa specie di preghiera e di esortazione…Anche tu sai che il mondo non esiste buonamente, eppure… 
 * (…) ‘A queste vie immobili e deserte a queste case mute sono simile. Partecipo alla loro indifferenza, alla loro immobilità’ 
 Camillo Sbarbaro 
 ‘Esco dalla lussuria’ è il titolo di questa poesia di Camillo Sbarbaro da cui questi versi scritti allo scoppio della grande guerra: qui la guerra è con se stesso e col suo senso di colpa grande come una casa: anche la città si colora dell’aridità del suo cuore, come talvolta, Vale, vedi la stessa piazza col vuoto negli occhi, che noia colma la stanza… 
 * (…) ‘tutto accogli e scruti e respingi da te come il mare. Nel cuore hai silenzio, hai parole inghiottite. Sei buio. Per te l’alba è silenzio.’ 
 Cesare Pavese 
 
 alla fine della seconda guerra e della sua non lunga vita viene questa ‘Hai viso di pietra scolpita’ di Cesare Pavese: alcuni versi che ti dicono, Vale, come l’altro può essere veramente altro e per noi buio e come la natura si fa mistero ostile: è verità sconosciuta e insostenibile quella di più amare chi più da noi s’allontana. 
 * ‘Solo l’amore, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto. Dà angoscia 
 il vivere di un consumato amore. L’anima non cresce più. (…) 
 Pier Paolo Pasolini 
 è del cinquantasei questo ‘Pianto di una scavatrice’ di Pier Paolo Pasolini: quando l’Italia si trasformava e non c’era progresso ma solo sviluppo e in questo il viluppo di un passato inutile. vedi, Vale, come è il presente il solo tempo dell’amare: che crescere è avanzare nell’amore: altra strada non c’è che porre sé in questione: divenire di umiltà e passione. 
 * ‘Amore, amore, lieto disonore’ 
 Sandro Penna 
 negli stessi anni questa poesia ‘amore,amore’ di Sandro Penna, gay nei cinquanta, come un islamico oggi guardato a vista. e invece lui -così lieve- a noi ci lascia la dolcezza dei greci e l’aria: toglie l’onore un altro modo d’amore. 
 * (…) ‘Io sogno chiari paesi marini e grande nostalgia m’invade di essere in tutti nello stesso tempo’ 
 Paolo Volponi 
 il titolo è ‘A quest’ora’ e Paolo Volponi la scrisse tra il quarantanove e il cinquantaquattro e se non l’avessi incontrato quasi quarant’anni dopo oggi meno capirei questi versi che dicono della sua ragione e sopra tutto della sua forza di sragione sradicando l’ovvio in furia dolce e sensuale -biologica antitesi al capitale. 
 
 * (…) ‘Ogni giorno della sua inesplicabile esistenza parole mute in fila.’ 
 Amelia Rosselli 
 ‘Propongo un incontro col teschio’ s’intitolava profetica questa poesia del settantasei di Amelia Rosselli: è che lei opponeva alla durezza della vita lo spostamento continuo della mente e la parola cercava sviando da sé come da una certezza: era l’incerta lingua l’amo che gettava nel gran mare del senso ed era vita muta che lei incalzava torcendola a dire. 
 
 * (…) ‘Signorina, noi siamo abbonati alle Pulizie Generali, due volte la settimana, ma il signor Praték è molto esigente –amore al lavoro è amore all’ambiente’ (…) 
 Elio Pagliarani 
 tra il cinquantaquattro e il cinquantasette ‘La ragazza Carla’ grande poemetto di Elio Pagliarani: nuovo nella forma e nella sostanza: ci entrava la vita bassa nella poesia con lingua davvero di ogni giorno: tutto illuminava feroce l’ironia di quell’uomo umorale e vero sperimentale. 
 
 
 
 * la poesia, Vale, è come una canzone solo che è scritta sulla pagina e senza musica che ti aiuta: è come uno che dice una cosa venendo chissà da dove e andando da qualche parte 
 a te non chiede niente e niente ti vuol dire sta lì come un albero o un temporale: non se ne importa niente di chi la sta a guardare. 
 * il poetico non è quello che tutti sanno ma una cosa sempre da inventare il poetico è un rischio che non c’entra con la rima e con il metro: con tutto lo puoi tentare potendo fare e disfare. 
 * la poesia è la vita e non lo è: è come per le cose che dici alla Simo di te e di Marco: un po’ è così e un po’ l’inventi. 
 * la poesia che fai a scuola è come quella dei bisnonni pensa al nonno a come pensa e pensa ai sogni di allora le menate dei tempi: la patria silvia il cor che rugge la sfiga la speme l’intelletto d’amore : non è che i nostri son più fighi perché veri: a parte la forma son quasi gli stessi: cori e pensieri. 
 
 
 
 
 
 Rivolta 
 * un giorno o l’altro taglierò la corda andrò a londra o a parigi: farò il sacco con due mutande e vivrò come capita in mezzo alle bande con la Simo scappata di casa faremo il cazzo che ci pare: giorno e notte sempre a fumare 
 (ci prenderanno al macdonald a lavorare?) 
 
 * ci sono cose che non si possono tollerare: ad esempio che per miliardi l’acqua sia un problema che ancora a milioni si muoia per fame: per questo incazzarsi è giusto: è giusto, Vale, anche di brutto, lottare. 
 
 * da domani non ci parlo più con quelli di classe: mi scherzano ogni volta che parlo e per cosa poi? Che c’hanno paura di una che ne sa più di loro ed è buona 
 (andate tutti quanti in mona!) 
 
 * non ci sono più piazze colorate: la Rete raccoglie il disperso ma questo mondo, Vale, non è del tutto perso. 
 non lo è mai stato neanche al peggio. si tratta di insistere e aspettare: l’anomala ventata si annuncerà sempre 
 dal mare. 
 
 
 
 
 
 
 
 * ciò che alla fine, Vale, val la pena di sapere è ciò che con l’umano ha a che fare: senza un fine confessabile a nulla vale saper come fare –anche se è buono lo stipendio- è il tempo che conta e i tuoi giorni dentro. 
 * ciò che impari a scuola è la memoria di questa parte del mondo: non è gran che ma è la nostra ed è da questa che parte anche la tua prossima nuova mossa… 
 
 * non conta sapere, Vale, molte cose fare i bulimici della cultura 
 conta fare di poche e buone cose uno stile e una profonda scelta 
 di vita: il resto è letteratura 
 
 
 
 
 
 
 
 * notte. i miei di là che litigano. e noi due faremo lo stesso, la stessa fine? scamperemo? 
 * mi stanno ‘sulle palle’anche a me i prof anche se oggi sono miei colleghi: nulla è cambiato da allora in loro, in me. È che non basta da solo qualche libro: ci vuole il gusto e di più ci vuole il piacere di fare il proprio mestiere, di vivere, cioè: (…). 
 
 * sai,Vale, perché la poesia che viene prima chiude con quella sospensione tra parentesi? Perché le parole non ti diranno mai la vita anche se le usi e le ascolti e ti commuovi le parole sono solo parole e noi vogliamo che ‘le parole non siano solo parole’ (…). 
 
 * oggi ho sgamato il prof col cell che digitava- a cinquant’anni- cosa? alla moglie: ‘hai fatto già la spesa? ci vado io?’ o che, se no? 
 * non si sa poi come e cosa davvero uno diventa: c’è sempre una scusa a giustificare una viltà o una mancata scelta: si dirà per i figli o per lavoro si dirà per la guerra o per la pace… si dirà questo oppure no, si farà davvero… cinquant’anni di cose e stati d’animo di risvegli e di attese cosa si sarà capito, cosa no… cinquant’anni, Vale, per la vita, sono ancora niente. 
 
 * è incredibile, Vale, come solo gli occhi, a volte, restano giovani in facce che sono volti di vecchi: è una luce, un modo dolcemente folle di entusiasmo: è come se, smagrito il resto, con la ‘cognizione del vero’ di tutti gli amori fosse rimasto l’inizio…come il tuo di adesso. 
 
 * la vita, dopo, è ancora la vita. la stessa che senti ora davanti proprio lei, anche dopo, sempre ci sta davanti –solo questo forse, dopo, è diverso: che il saperlo, intuirne il quanto, il poco, è un dolore da non sapere fin lì quanto… 
 
 * all’inizio puoi anche come prendere rincorsa per volare poi si tratta di stendere bene braccia e gambe dar di muscolo e coraggio ma poi adesso –te lo dico in confidenza- per me è come gustare è come nuotare in un lago di presente che rallenta. 
 * le cose come le immaginavamo, le cose come sono state: pensa, Vale, da giovane ero convinto che non avrei scritto più poesie sposandomi o avendo tranquillo un lavoro: e questo può anche valere per la cazzata che il matrimonio è tomba dell’amore: non sappiamo la vita com’è né come sarà – e meno male. 
 
 * la vita dopo non cessa di farti domande solo che le risposte le devi proprio inventare e quelle che già ci sono servono a poco o a niente: ma quel niente e quel poco occorre attraversarli e consumarli tutti: sono di tutti sono degli altri. 
 * forse questo libro per te, Vale, è come la canzone di Vasco, non te l’aspettavi,eh? forse questo libro è mio Lavoro da fare il libro per grandi che ho interrotto per far spazio a te…Si, questa è poesia da fare: mostrarti, Vale, che la poesia vale! 
 2003 
 
 
 
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