Nel
tempo e dietro
Per
ogni giorno
ma come sorriso che risale
a galla vieni da noi
dal fondo dell’onda più alta
non come pensiero
che ciò che oggi desideriamo
è
uscire un poco dall’ignoranza
e per questo chiniamo la testa
e per questo chiniamo la testa
I
(il tempo, dopo)
*
servirà
a qualcuno tanto dispendio
di
parole?
farà
luce dove prima era solo
buio?
a
cosa altrimenti e perché tanto chiacchiericcio
stampato
o mandato
in
onda?
niente:
bisognerà non ambire
a
tanto
ai
tanti: lo vedi da te come è affollata
la
mente
e
quanto in realtà vale appunto
niente
o
forse è proprio questa la truffa:
valutare...
valutare ancora cosa c’è
nella
mente: ancora distrazione
e
allora
cosa
potremmo dire alla fine
diremmo
sbagliando
che
si perse molto tempo
non
dovremmo dire nulla: ma detto
riconquistare
silenzio
come
se appunto non avessimo
detto
nulla
o
non fossimo stati noi
a
dire
ma
un si dice che era
nelle
cose (come secolo
di
storiche utopie che possono fallire
nel
sangue o in ore
di
televisione o semplicemente perché
il
bene viene prima
di
ogni sua materiale
condizione:
e noi non fummo pronti
come
specie
e
se terra
nacque
da stella nostra bellezza
non
fu pari alla ferocia: la scimmia
che
ci turba non c’incalza
ci
precede)
così
puoi vedere la vittoria
del
capitale su scala globale come scacco
dell’intera
specie come difetto
greve
dell’evoluzione:
forse per questo
sempre
più si biologizza il male e nasce
imbarazzo
nuovo nell’apparente
neutro
di scienza a fronte di incerta
morale
e
allora se c’è del marcio
nella
scienza marcio nella morale
dove
trovare il bene? È che sin dall’inizio
compimmo
errore di dare
peso
e consistenza
al
chiasso della mente e quella volta
che
le cose sembrarono risponderci
ne
ricavammo universale
presunzione
fino
a dire legge
di
natura
una
fisica locale
ed
era ancora angoscia
di
morire o di sentirsi
astronauta
a cui si stacca
il filo
che lo tiene
alla nave
né sopra
né
sotto
né davanti né dietro
solo freddo
e
aria
che
manca
diremo : ringraziamo ancora
per come è andata
per i nostri morti
che furono troppo
solleciti
e per i vivi che non sappiamo
ancora salvare
dalla distrazione
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per
ogni giorno
dovrei
dire anch’io a quarant’anni ciò che a venti
non
si poteva dire chè ti viene naturale all’inizio solo
quello
che hai sentito dire
il resto
che
conta
nessuno
te lo dice ci devi
sbattere
per poi scoprire
che
anche un applauso ti porta
fuori
strada
che debole
è
la via
e
veramente oscura
e chiesi
come
fare
ad
avere mente
ordinaria
sale
la collera
lasciando
indietro la testa
sale
per
visceri aggrovigliate e muove una specie
di
voce che fa della voce
grugnito
e
dormendo si fa avanti la preistoria
io ci vorrei parlare
col
rettile cervello non è male in lui gli fa male
solo
il silenzio
ma
come fare ordinaria
la
mente
e la domanda
su
solco sbagliato
che
non c’è solco né pista che non c’è disco
su
cui girare e nulla gira
intorno
né si muove a spirale non lo puoi
prevedere
si muove
e
basta
che
il bene non è fatto
di
volontà la storia che uno
decide
delle
sue azioni sembra davvero se s’impegna
trattiene
la mano non preme il pulsante ci dovrebbe essere
sempre
rosso
telefono
che puoi fare scoppiare la bomba dicendo tra venti
minuti
arrivano missili hai giusto il tempo di armare
e
forse spedirli da questa parte
tutta
la vita a cercare di vivere
dentro
il
giorno
è strano come crescendo
o
invecchiando
è
strano
come
si vada dal grande
presunto
al piccolo
come
colui che chiese:
maestro,
e ora che devo fare di tutto
questo
vuoto?
e
il maestro rispose:
gettalo via
oppure
fallo.
che
il vuoto
non
è veramente vuoto finché lo tieni in mano con le mani
a
coppa
allora
gettalo
via che non ti serve
a
niente che è ancora
qualcosa
e
chiesi
come
questo s’illumini e che il vivido
dello
scorcio in un’ora
della
casa
o
la confusione al bar per chi paga
si
faccia vivido
come insomma il vivo
abbia
luce
intanto
continuo anche in pieno giorno a fare
buio
1998
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