Biagio
Cepollaro, A.A.V.V., Teramo, 6,7,8 marzo 1992.
INDICE
(Della
mancata esplosione)
(Epistola
alla moglie Franci)
(Del
primo secondo)
(Della
mancata esplosione)
quanno
sirena lincinante smosse
l’aria
funosa strisciante
nun
era bulanza nun era pizìa
nisciuno
capìa onde venisse
nui
c’accostammo tutti al raille
e
niuno passava ma forte sonando
vieppiù
sibilante nu cataclisma
nu
coso d’aria veniente da celo
nu
serpente de moto recamava
lu
terreno sfaltato e insieme
cuciva
serie de traffici e ‘ncroci
pè
uni battaglie pè ll’altri narcosi
perai
e piegati e femine belle e
laide
e vecchi e li criaturi tutti
riversi
come da nastro su per le strade
collo
de mia dignitate! speculo opaco
allungato
a reggere l’occhiale
periscopio
de clare ‘ntenzioni
de
logistiche decisioni
sopra
mondo affacciato
ocio
de laser puntato
su
ogni foro luciato
ocio
d’anticipo fissante
punto
al torace giaccato
manco
appellato ossato
manco
temporale figurato
en
bianco e nero spezzato
se
movono clacsonando forte
se
fermano s’arrossano
stoppati
e clacsonando
repartono
acclusendo
s’avviano
strusciando
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(epistola
alla moglie Franci)
disertato
inerme cupiscente
lanciato
in un lascia-spingi
di
viale gente fioccoso
ripiegato
tutto dentro al
torace
occhio allo sterno
stremato
senza rullo agire
o
tirimballo euforico
luccichìo
sempre mio
hio
fio de te montante
de
me discinto in insula
in
peninsula alla cervìce
hio
contratto e vicario
affettivo
fantasmatico
dal
vico dirimpetto ascolto
il
mondo è largo è stretto
prolisso
e conciso in dato
a
fetto a imballo un dato
sconcio
accetto tagliato
a
fondo sfrondato inaffiato
a
siero biossidato
scurato
bene poi schiarito
ossigenato
e vieppiù mendìco
e
dico c’è quel che c’è
e
cash cash cash
e
dash dash dash
e cresh
cresh cresh
ma
scap scap scap
tencresh?
tencresh? tencresh?
e
mi dirai c’è troppa polvere
sullo
sterno e forse sterco
o
il becco tranciato vivo
dalla
porta automatica
senza
mai fiorire ecco colto
sul
fallo se esserci è già sballo
na
roba artificiale un tranchiglio
scorrere
di sangue un fare infine
quante
spine e mine per un cappello
quante
cene dicendo solo quello
che
dal fatto i nasi disvia e sfiuta
ma
grandemente e con frutto sfiorire
e
dico c’è quel che c’è
e
cash cash cash
e
dash dash dash
ma
scap scap scap
tencresh?
tencresh? tencresh?
li
omini non supportano troppa realtà
e
manco io ca mento per star dentro
luna
persciente
luna
ditante
luna
persciente
luna
avvolgente
luna
ca t’interiora
sanza
dire una parola
ma
tu dagli sotto sfronda
ma tu sfonda!
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(Del
primo secondo)
tremosi
tuttitraversi ripresi all’incrocio
e
dispersi riflessi da più dettagli e fuochi
un
radiare intenso intollerabile
presto
raffreddandosi in dieci
miliardi
di gradi dopo appena
un
secondo già come una bomba
all’idrogeno
nell’indistinto
fare
o disfare venir mutando
o
sparendo in quel secondo
la
manciata di protoni e neutroni
e
il palloncino gonfiato con i suoi
disegni
che slabbrano lo spazio
e
inventano la distanza in un moto
calmo
sbocciando rovinando-sfuggendo
richiamandosi
tra loro senza che noi
si
sappia il quanto di quel gravare
di
quel richiamo e se la vince
la
massa che cumula indietro
o
se da lontano accresce il vasto
da
attirare a sé ogni frammento
immagina
st’universale ritorno
che
tutto precipita all’indietro
all’interno
fuoco così ben fermo
sul
filo buissimo dell’implodere
o
dell’esplodere per un gioco
di
materia tutta di sé compresa
o
a sé intollerabile tanto
che
basti all’accensione
al
luccicare di stella al rombo
d’un
avviato atomico motore
soli
nell’infinitamente caldo
nello
zero d'ogni dimensione
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