La poesia di Biagio Cepollaro

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fabrica (antologia sonora)

Biagio Cepollaro in una foto di Giovanni Giovannetti

INDICE

Nel mezzo della fine del millennio

Meditationes n°1

Meditationes n°3

Ballata del contarci

Requiem in C

 

Nel mezzo della fine del millennio

 

1.

nel mezzo del camminamento più vicina risorge la vocazione

all’universale scanno scanno naturale casa per villa accento

 

per accento scanno contabile fervido e commerciale scanno

scanno condominiale scanno rionale fervido e trasversale

 

scanno grandine e massacro che ha il suo g di gravità e scende

dritto al centro della torta al centro della palla in avaria

 

innaffiata e poi sommersa dall’acqua di mare dalle fogne tracimate

e dagli spruzzi di letame con grandi zolle di terra in continenti

 

alla deriva

 

 

 

                   a dispetto di prigogine che disse non esiste se non in sogno

la traiettoria di keplero che l’aleatorio nostro detto caso

 

è ancora teologia perché sotto dentro alle più piccole parti

della grande palla propriamente non c’è che improvviso

 

di jazz e palline improvviso di onde e fluttuazioni impreviste

confusioni di un agire alle spalle dell’occhio un complotto

 

e che forse

 

non c’è stato neanche il gran botto dell’inizio all’inizio della

lunga fine ma solo un gran vuoto pieno di tempo una sola grande

 

latenza

 

 

2.

nel  mezzo nel mezzo del camminamento o cresta a reggersi

nel mezzo con l’ottima collezione di pipe con la giornata

 

dell’impazienza e dell’ingorgo ormonale col tempo e col part-time

facendo i conti con le cose le scuse misurando conguagli  spett.

 

anze dilazioni rateizzando attese e sdegni invocazioni scambiando

coltelli con agnelli ricavandone piccoli spazi spazietti nei forni

 

tra gli stipiti segando le porte e i posti gli infissi gli altoforni

chiudendo conti e sconti comparando s.m.a. e gi.esse. le due per tre

 

doppiando le file i carrelli doppiando le file ai libri ai cancelli

e alle camicie non doppiando però i figli piuttosto gatti conigli

 

avanzamenti di status e coitus velocizzando     rallentando l’exitus

sommati tutti i bonus a volo presi tutti i bus         mandati i fax

 

e senza neanche il gran botto dell’inizio all’inizio della lunga

fine

 

ma solo un gran vuoto pieno di tempo      una sola grande latenza

 

 

                   nel mezzo del camminamento ben riprodotto in varietà di sperma

e ovulo in trionfo genetico con l’esattezza del codice letto

 

bene con la citosina al suo posto e l’elica insomma    fuori

piuttosto bella la bimba e dopo un po’ su due gambe semoventi

 

nel mezzo di un telematico orrore di un’apparente variatio

del mondo che fa il vero variopinta glossa del comando

 

3.

 

     nel mezzo d’una selva

     che non è più chiara né più scura

     nel mezzo di un generale disboscamento

 

 

                   con l’occhio uguale al visibile

col visibile sparito

 

     con l’orecchio uguale all’udibile

     con l’inaudito a fior di pelle

 

                    col sesso uguale al piacere

                    con l’occhio uguale al visibile

                tracciando un segno proprio nel mezzo

 

 

 

nel mezzo nel mezzo a rimestar che m’è dolce in queste carte

a rimettere in circolo la poltiglia ad antennar oltre la siepe

 

delle sigle e dei neon oltre gli input e i cartelli zoppas

oltre il cavalcavia con lingua sensoria agli impasti a far

 

da sponda ai proiettili a contar dai buchi l’orografia dei luoghi

la contaminazione della fauna e dei fardelli e tutto questo

 

in absentia dei lectori lectori illiberi in illiberi mercati

dai miei sessanta metri da picciola finestra barca o quadri

 

non per mare la picciola o per fiume barca che ristagna in lago

o pozza che piuttosto rumoreggia sul bordo dei detti all’aere

 

mandando non più d’un borbottio o sfavillio a piè del bosco

o che rimane del     foglia rosicchiata e calciata in lattina

 

coca dell’ignoto nel generale disboscamento

                                 

                                  nel privativo tempo e acquisitivo

                                   disertivo tracciando un segno

                                           proprio nel mezzo

 

ma consegnando comunque lo scontrino sine equivoco noi diremo

si, l’abbiam fatta l’intima nostra e pubblica consumazione

 

1993-1994

 

 

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Meditationes n°1 

 

 

nella terza rivoluzione industriale si fa ciò che non si pensa e anche

si è pensati da ciò che non si è fatto. non l’antico sulfureo inferno né

 

il fiorito giardino di delizie assoggettando ti fa soggetto ma lo stallo

nel vuoto assoluto d’esperienza. l’evidenza ora si fa sospetta allusione

 

contronatura

 

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                        Meditaziones n°3

 

dentro la terza rivoluzione industriale si confondono per la terza

volta le cose e i sottostanti sommovimenti non sembrano più feroci

 

né tali

ci si mette anche a ragionare

 

sulle idee. tranne scriba che intravedendo vede enormi prodigiose

masse d’acqua le dighe le sotterranee esplosioni le sparizioni e la deriva

 

dei nuovi avvallamenti di sabbia e capitali

 

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Ballata del contarci

 

Largo

 

contando conto su cosa sulle ciclopiche circostanze sulle oceaniche

atomiche masse d’acqua semoventi sulle telluriche compressioni sui

 

venti

 

che improvvisi si fanno radianti si fanno logos comuni coi giornali

contando conto sulle impossibili sementi sui semi fiorenti e comunque

 

andati

 

sui gerani ai balconi sugli abbellimenti dei dettagli sui fiocchi

di neve quando fioccava era altra cosa da casa o dall’ingorgo la

 

neve

 

grande iattura che tritura la pazienza che sfida la gomma dei pneumatici

a restare in carreggiata è che al tema della fuga preferisco l’insistenza

 

 

e frali frantumati in frattali e dunque:

alle scali! alle scali!  alle spade! alle spade!

mentre lampeggia e stride     e dunque:

alle strisce!         alle corde!  

 

Allegro

 

aggrappati sotto carene mutilanti esclusi non più

in catene ma vere e proprie cancrene nel coprosociale

 

e dunque:

 

fategli male! alle corde! alle sorti frali! agli interessi!

alle carni !colpite alle carni! coi macedi!  coi magli

elettronici!coi magli spaziali! coi ganci!  cogli sganciamenti!

cogli indebitamenti! cogli aggiustamenti!

 

e dunque:

 

coi magli! colpite coi magli!

 

e dunque:

 

coi debiti!

cogli interessi!

 

o frasi che fanno radice: non si hanno mille vite a stento riesci

a farne una di decente

 

 

Adagio

 

contando conto su vent’anni di stati

d’animo

 

sulle maree che li incanalano per effetto della luna

sulla grammatica che stabilisce prima dove siamo e ci colloca e ci

 

inchioda

 

in una o più caselle: diverse le vite si somigliano per scansioni

così girando per una boa la marea si assottiglia e il presente è già

 

sgrammaticatura

 

e dunque:

 

fategli male! alle corde! alle sorti frali! agli interessi!  alle carni

colpite alle carni! coi macedi!  coi magli elettronici!coi magli

spaziali! coi ganci!  cogli sganciamenti! cogli indebitamenti!

cogli aggiustamenti!  fategli male! alle corde alle sorti frali!agli interessi!

 

e dunque:

 

coi debiti!

cogli interessi!

 

Giga

 

contando conto sulla cena condivisa sull’ebbra osmosi nell’arte

dello svincolamento sul gesto esemplare e contagioso sull’arioso

 

del mattino

dei molti modi di fare

 

contando conto sulle acutissime trombe che spaccano i timpani

sulle domestiche mareggiate e sulle maree montanti     sull’arte

 

delle piante

di arrampicarsi e di saltare sulle figure dell’irruzione che

 

chiamano moti

a dire

 

contando conto sulle telluriche valve sulle terre palpitanti

sui voli sui vortici dei fianchi sugli affondi e sui risucchi

 

sugli svuotamenti

 

dei fluidi sui ferri incandescenti e sulle piogge acide

sui ritardi e sulle rivolte spiazzanti del prossimo contarci  

 

                                                                                                                      1995-97

 

 

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                                      Requiem in C

                                                                         Per Cecilia T.

ma poi che scrostandosi a poco a poco si scioglie st’attesa

d’umido ca le spalle fa scendere e stringere i fianchi ca sei

 

la povera cosa degli occhi scollati e dispersi tra i piedi e

mai creduto così piccola e inerme così sciolta e nuda appesa

 

a due fili ma così incerti così specchi così pronti a torci

gliarsi se tira vento se non c’è er poco de riparo all’occhi

 

non è tripudio se il vivo se dimentica s’embriaca e va

comunque

 

sbilicando de scoglio en scoglio ca c’ha nella punta

dei piedi er segreto

 

de non poggiare

e resta all’impiedi e curvo ner suo movimento ed è saggezza

de topo coll’acqua de fronte ca ne basta poca de mare per

 

ma na regola na scappatoia che la foia te ricorda è

fare de quella povera cosa cumpagna

 

quanto de bianco intorno a sta parola! ce credi o no sta cosa

davanti a te

sanza vucabulo

sanza resposta

sanza quel trampolo de film che te gioca el racconto:

 

-      sono stata e c’era…-

-      quell’altro che guardava…-

-      rimasi sorpresa…-

-      e poi decisi all’improvviso…-

 

che sorpresa e decisione e dove sei stata e dove chi parla

ha mai deciso ed è stato dove s’è mescolato a quale altezza

 

l’aria se fa rada e se po’ vedé che ce sta sotto?

 

ma di botto mi si cumparsa como a cumpagna

i’ tragliato sfatto tralignato

i’ sanza vucabulo

incomposto incapace de fare de tutto er macello testo

i’ fora campo

sperzo e non voce

ncoglionito come po’ uno ca ce tagliano vivo er braccio

 

mentre i morti sono solo un po’ più freddi e gentili sono

nel letto allontanati e vicini e per l’ultima volta ti fanno

strada a te ca nun capisci e pensi a scovarlo sotto la pelle

e nun c’è

nun c’è da nessuna parte

e niente spartisce

né er freddo né er caldo

e non ha paura se staccano la luce

non ha paura de soffogà sotto la terra

e nun se stanca de sta fermo

pecchè nun ce sta più s’è sparpagliato veramente sperso

senza fili sfilato via perla a perla pensero a pensero

en mulinello pazzo de casa en casa de camion en mezzo

alla terra tra le petre ca franano e manco te ne accorgi

ca fai er pic-nic cor tavolino nmezzo alla natura

ca sembri n’omo e non un topo ca non c’è l’acqua né mare per

 

ma la poca carne sopra le ossa

ancor prima ca la pelle se fa viso

e il viso se fa parola e occhiata

e la parola se fa pensero e quindi la minchiata universale

ca reveste de testo l’affossatura

la debiltà la beltà la liceità l’onestà dei modi e dei costumi

la fedeltà la magnanimità la temperanza e la prudenza

la scienza dei moti e delle soste

le poste in gioco e le sfrottenze

le piste le portanze gli acquedotti continentali le spighe

e gli elmetti gli stretti ed i controlli

le spie e le istruzioni elementari

 

ma la poca carne sopra le ossa

sciogliendosi  st’attesa

d’umido

e la povera cosa

degli occhi

sanza vucabulo

sanza resposta

tutta stretta

per il momento spersa da tutti i-     sono stata…- e

-      rimasi sorpresa…- e

-      decisi all’improvviso…- ce credi o no sta cosa

fatta saggezza de topo de fronte all’acqua

sanza tripudio de film sanza racconto

nmezzo a na frana essa stessa piccola petra

coll’aria ca s’è fatta un po’ più rada

le spalle fa scendere e stringere i fianchi

sanza fili sfilata perla a perla pensero a pensero

 

non è tripudio se er vivo se dimentica

e sanza vucabulo

sanza resposta

                   s’avvinghia

1990

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