INDICE
Nel mezzo
della fine del millennio
Meditationes
n°1
Meditationes
n°3
Ballata del
contarci
Requiem in C
Nel
mezzo della fine del millennio
1.
nel
mezzo del camminamento più vicina risorge la vocazione
all’universale
scanno scanno naturale casa per villa accento
per
accento scanno contabile fervido e commerciale scanno
scanno
condominiale scanno rionale fervido e trasversale
scanno
grandine e massacro che ha il suo g di gravità e scende
dritto
al centro della torta al centro della palla in avaria
innaffiata
e poi sommersa dall’acqua di mare dalle fogne tracimate
e
dagli spruzzi di letame con grandi zolle di terra in continenti
alla
deriva
a dispetto di prigogine che disse non esiste se non in sogno
la
traiettoria di keplero che l’aleatorio nostro detto caso
è
ancora teologia perché sotto dentro alle più piccole parti
della
grande palla propriamente non c’è che improvviso
di
jazz e palline improvviso di onde e fluttuazioni impreviste
confusioni
di un agire alle spalle dell’occhio un complotto
e
che forse
non
c’è stato neanche il gran botto dell’inizio all’inizio della
lunga
fine ma solo un gran vuoto pieno di tempo una sola grande
latenza
2.
nel
mezzo nel mezzo del camminamento o cresta a reggersi
nel
mezzo con l’ottima collezione di pipe con la giornata
dell’impazienza
e dell’ingorgo ormonale col tempo e col part-time
facendo
i conti con le cose le scuse misurando conguagli
spett.
anze
dilazioni rateizzando attese e sdegni invocazioni scambiando
coltelli
con agnelli ricavandone piccoli spazi spazietti nei forni
tra
gli stipiti segando le porte e i posti gli infissi gli altoforni
chiudendo
conti e sconti comparando s.m.a. e gi.esse. le due per tre
doppiando
le file i carrelli doppiando le file ai libri ai cancelli
e
alle camicie non doppiando però i figli piuttosto gatti conigli
avanzamenti
di status e coitus velocizzando
rallentando l’exitus
sommati
tutti i bonus a volo presi tutti i bus
mandati i fax
e
senza neanche il gran botto dell’inizio all’inizio della lunga
fine
ma
solo un gran vuoto pieno di tempo
una sola grande latenza
nel mezzo del camminamento ben riprodotto in varietà di sperma
e
ovulo in trionfo genetico con l’esattezza del codice letto
bene
con la citosina al suo posto e l’elica insomma
fuori
piuttosto
bella la bimba e dopo un po’ su due gambe semoventi
nel
mezzo di un telematico orrore di un’apparente variatio
del
mondo che fa il vero variopinta glossa del comando
3.
nel mezzo d’una selva
che non è più chiara né più scura
nel mezzo di un generale disboscamento
con l’occhio uguale al visibile
col
visibile sparito
con l’orecchio uguale all’udibile
con l’inaudito a fior di pelle
col sesso uguale al piacere
con l’occhio uguale al visibile
tracciando un segno proprio nel mezzo
nel
mezzo nel mezzo a rimestar che m’è dolce in queste carte
a
rimettere in circolo la poltiglia ad antennar oltre la siepe
delle
sigle e dei neon oltre gli input e i cartelli zoppas
oltre
il cavalcavia con lingua sensoria agli impasti a far
da
sponda ai proiettili a contar dai buchi l’orografia dei luoghi
la
contaminazione della fauna e dei fardelli e tutto questo
in
absentia dei lectori lectori illiberi in illiberi mercati
dai
miei sessanta metri da picciola finestra barca o quadri
non
per mare la picciola o per fiume barca che ristagna in lago
o
pozza che piuttosto rumoreggia sul bordo dei detti all’aere
mandando
non più d’un borbottio o sfavillio a piè del bosco
o
che rimane del foglia
rosicchiata e calciata in lattina
coca
dell’ignoto nel generale disboscamento
nel
privativo tempo e acquisitivo
disertivo tracciando un segno
proprio nel mezzo
ma
consegnando comunque lo scontrino sine equivoco noi diremo
si,
l’abbiam fatta l’intima nostra e pubblica consumazione
1993-1994
TORNA
ALL'INDICE
Meditationes
n°1
nella
terza rivoluzione industriale si fa ciò che non si pensa e anche
si
è pensati da ciò che non si è fatto. non l’antico sulfureo inferno né
il
fiorito giardino di delizie assoggettando ti fa soggetto ma lo stallo
nel
vuoto assoluto d’esperienza. l’evidenza ora si fa sospetta allusione
contronatura
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Meditaziones n°3
dentro
la terza rivoluzione industriale si confondono per la terza
volta
le cose e i sottostanti sommovimenti non sembrano più feroci
né
tali
ci
si mette anche a ragionare
sulle
idee. tranne scriba che intravedendo vede enormi prodigiose
masse
d’acqua le dighe le sotterranee esplosioni le sparizioni e la deriva
dei
nuovi avvallamenti di sabbia e capitali
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Ballata
del contarci
Largo
contando
conto su cosa sulle ciclopiche circostanze sulle oceaniche
atomiche
masse d’acqua semoventi sulle telluriche compressioni sui
venti
che
improvvisi si fanno radianti si fanno logos comuni coi giornali
contando
conto sulle impossibili sementi sui semi fiorenti e comunque
andati
sui
gerani ai balconi sugli abbellimenti dei dettagli sui fiocchi
di
neve quando fioccava era altra cosa da casa o dall’ingorgo la
neve
grande
iattura che tritura la pazienza che sfida la gomma dei pneumatici
e
frali frantumati in frattali e dunque:
alle
scali! alle scali! alle
spade! alle spade!
mentre
lampeggia e stride
e dunque:
alle
strisce!
alle corde!
Allegro
aggrappati
sotto carene mutilanti esclusi non più
in
catene ma vere e proprie cancrene nel coprosociale
e
dunque:
fategli
male! alle corde! alle sorti frali! agli interessi!
alle
carni !colpite alle carni! coi macedi!
coi magli
elettronici!coi
magli spaziali! coi ganci! cogli
sganciamenti!
cogli
indebitamenti! cogli aggiustamenti!
e
dunque:
coi
magli! colpite coi magli!
e
dunque:
coi
debiti!
cogli
interessi!
o
frasi che fanno radice: non si hanno mille vite a stento riesci
a
farne una di decente
Adagio
contando
conto su vent’anni di stati
d’animo
sulle
maree che li incanalano per effetto della luna
sulla
grammatica che stabilisce prima dove siamo e ci colloca e ci
inchioda
in
una o più caselle: diverse le vite si somigliano per scansioni
così
girando per una boa la marea si assottiglia e il presente è già
sgrammaticatura
e
dunque:
fategli
male! alle corde! alle sorti frali! agli interessi!
alle carni
colpite
alle carni! coi macedi! coi
magli elettronici!coi magli
spaziali!
coi ganci! cogli
sganciamenti! cogli indebitamenti!
cogli
aggiustamenti! fategli male!
alle corde alle sorti frali!agli interessi!
e
dunque:
coi
debiti!
cogli
interessi!
Giga
contando
conto sulla cena condivisa sull’ebbra osmosi nell’arte
dello
svincolamento sul gesto esemplare e contagioso sull’arioso
del
mattino
dei
molti modi di fare
contando
conto sulle acutissime trombe che spaccano i timpani
sulle
domestiche mareggiate e sulle maree montanti
sull’arte
delle
piante
di
arrampicarsi e di saltare sulle figure dell’irruzione che
chiamano
moti
a
dire
contando
conto sulle telluriche valve sulle terre palpitanti
sui
voli sui vortici dei fianchi sugli affondi e sui risucchi
sugli
svuotamenti
dei
fluidi sui ferri incandescenti e sulle piogge acide
sui
ritardi e sulle rivolte spiazzanti del prossimo contarci
1995-97
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Requiem
in C
Per
Cecilia T.
ma
poi che scrostandosi a poco a poco si scioglie st’attesa
d’umido
ca le spalle fa scendere e stringere i fianchi ca sei
la
povera cosa degli occhi scollati e dispersi tra i piedi e
mai
creduto così piccola e inerme così sciolta e nuda appesa
a
due fili ma così incerti così specchi così pronti a torci
gliarsi
se tira vento se non c’è er poco de riparo all’occhi
non
è tripudio se il vivo se dimentica s’embriaca e va
comunque
sbilicando
de scoglio en scoglio ca c’ha nella punta
dei
piedi er segreto
de
non poggiare
e
resta all’impiedi e curvo ner suo movimento ed è saggezza
de
topo coll’acqua de fronte ca ne basta poca de mare per
ma
na regola na scappatoia che la foia te ricorda è
fare
de quella povera cosa cumpagna
quanto
de bianco intorno a sta parola! ce credi o no sta cosa
davanti
a te
sanza
vucabulo
sanza
resposta
sanza
quel trampolo de film che te gioca el racconto:
-
sono
stata e c’era…-
-
quell’altro
che guardava…-
-
rimasi
sorpresa…-
-
e
poi decisi all’improvviso…-
che
sorpresa e decisione e dove sei stata e dove chi parla
ha
mai deciso ed è stato dove s’è mescolato a quale altezza
l’aria
se fa rada e se po’ vedé che ce sta sotto?
ma
di botto mi si cumparsa como a cumpagna
i’
tragliato sfatto tralignato
i’
sanza vucabulo
incomposto
incapace de fare de tutto er macello testo
i’
fora campo
sperzo
e non voce
ncoglionito
come po’ uno ca ce tagliano vivo er braccio
mentre
i morti sono solo un po’ più freddi e gentili sono
nel
letto allontanati e vicini e per l’ultima volta ti fanno
strada
a te ca nun capisci e pensi a scovarlo sotto la pelle
e
nun c’è
nun
c’è da nessuna parte
e
niente spartisce
né
er freddo né er caldo
e
non ha paura se staccano la luce
non
ha paura de soffogà sotto la terra
e
nun se stanca de sta fermo
pecchè
nun ce sta più s’è sparpagliato veramente sperso
senza
fili sfilato via perla a perla pensero a pensero
en
mulinello pazzo de casa en casa de camion en mezzo
alla
terra tra le petre ca franano e manco te ne accorgi
ca
fai er pic-nic cor tavolino nmezzo alla natura
ca
sembri n’omo e non un topo ca non c’è l’acqua né mare per
ma
la poca carne sopra le ossa
ancor
prima ca la pelle se fa viso
e
il viso se fa parola e occhiata
e
la parola se fa pensero e quindi la minchiata universale
ca
reveste de testo l’affossatura
la
debiltà la beltà la liceità l’onestà dei modi e dei costumi
la
fedeltà la magnanimità la temperanza e la prudenza
la
scienza dei moti e delle soste
le
poste in gioco e le sfrottenze
le
piste le portanze gli acquedotti continentali le spighe
e
gli elmetti gli stretti ed i controlli
le
spie e le istruzioni elementari
ma
la poca carne sopra le ossa
sciogliendosi
st’attesa
d’umido
e
la povera cosa
degli
occhi
sanza
vucabulo
sanza
resposta
tutta
stretta
per
il momento spersa da tutti i-
sono stata…- e
-
rimasi
sorpresa…- e
-
decisi
all’improvviso…- ce credi o no sta cosa
fatta
saggezza de topo de fronte all’acqua
sanza
tripudio de film sanza racconto
nmezzo
a na frana essa stessa piccola petra
coll’aria
ca s’è fatta un po’ più rada
le
spalle fa scendere e stringere i fianchi
sanza
fili sfilata perla a perla pensero a pensero
non
è tripudio se er vivo se dimentica
e
sanza vucabulo
sanza
resposta
s’avvinghia
1990
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